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L'ombra cinese
 
L'ombra cinese 2016-03-05 14:03:57 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    05 Marzo, 2016
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Un uomo, tre donne

In questo giallo c’è un morto ammazzato, il signor Couchet, colpito dal proiettile di una pistola sparato da non più di tre metri di distanza, le sue tre donne, cioè la prima moglie, da cui è divorziato da tempo, la sua attuale consorte, ora vedova, e la sua amante, nonchè un piccolo uomo, un travet, marito, secondo marito per l’esattezza, della prima. Il delitto è stato commesso nell’ufficio della vittima, un facoltoso industriale in campo farmaceutico, che ha brigato tutta la vita per arricchirsi, quasi sempre andando incontro a degli insuccessi, ma che con il preparato del dottor Riviere ha finalmente raggiunto il suo scopo e ora ha soldi, tanti soldi, di cui i 360.000 franchi sottratti dalla sua cassaforte, benché per nulla disprezzabili, paiono ben poca cosa.
Parrebbe un’indagine non particolarmente complessa, ma il commissario Maigret, per quanto capace, non riesce a farsi un’idea precisa dell’accaduto, dei suoi retroscena e del movente del delitto, tanto più che alcuni elementi lascerebbero supporre che chi ha rubato il denaro non sia l’assassino, una complicazione in più che rende assai difficile l’esito dell’inchiesta, tanto più che i personaggi hanno caratteristiche tali da poter essere tutti sospettati, fatta eccezione per la seconda moglie. Un Maigret di poche parole brancola a tratti nel buio, ma poi, come sempre succede in questi casi, basta un’intuizione per sbrogliare la matassa e allora il nostro commissario pende a giocare come il gatto con il topo, anche se arrivando a scoprire il colpevole gli resterà l’amaro in bocca e dimostrerà una volta di più quel senso di pietà che gli è proprio nel caso di particolari rei.
L’ombra cinese si svolge a Parigi, in un quartiere centrale, in un grosso palazzone, che è un campionario di varia umanità (indimenticabili le due anziane sorelle, di cui una pazza e l’altra che sta sempre a origliare dietro la porta dei vicini), in un’atmosfera grigia, tetra, opprimente, in cui la tensione cresce pagina dopo pagina fino ad arrivare ad un punto tale da sembrare un elastico lì lì per spezzarsi, e infatti su romperà grazie a Maigret, ancora una volta vincitore, ma senza soddisfazione.
Bello, forse uno dei migliori con protagonista il celebre commissario e quindi non posso che consigliarne la lettura-

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