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La certezza di un inganno
Quanto un matrimonio duraturo, un piccolo mondo duale apparentemente perfetto, una simbiosi di intenti, di gusti, di tempi e di modi, costruita su un solido legame erotico-sentimentale, quasi maniacale nel quotidiano ripetersi di gesti e parole, può' rivelarsi d' improvviso ingannevole, fasulla, costruita sulla menzogna, farci dubitare dell' altro, persino di noi, spingerci a seguire, scrutare, mentire, depistare, ricercare in un passato scomodo e nebuloso, vivere il presente come un incubo, progettare un futuro senza speranza?
In " La scala di ferro " assaporiamo e ci immergiamo nel vuoto del protagonista, Etienne, che intraprende un viaggio tormentato ed ossessivo, venato di attesa, alla ricerca della verità', da lui immaginata e presunta, cercando di sviscerare la vera identità' della moglie Louise, che accusa, dopo quindici anni di matrimonio, di volerlo cinicamente e chirurgicamente avvelenare oltre che di tradimento.
L' idea e' costruita nel tempo ed accompagna il protagonista in un percorso investigativo ricostruttivo ed autocritico, ricercando e negando evidenze e speranze, pensieri e parole.
La narrazione e' verticale, vissuta prevalentemente in interni, tra un appartamento ed un negozio contigui collegati e separati da una scala di ferro, così' come la relazione matrimoniale, morbosa quanto distaccata, in quei soliti gesti ripetuti ( la proverbiale cena settimanale con una coppia di amici ) e scanditi dalla routine di una famigliarita' apparente, negata di fatto, esistente solo nel proprio mondo immaginifico, con una miscela erotico-sentimentale che è' calma apparente, idea di certezza, perfetto mondo coniugale.
Il racconto scorre su un duplice piano, la realtà' oggettiva che vive della quotidianità' dei protagonisti, e, per contro, l' interiorità' ed il tormento di Etienne, precipitato nell' abisso del se' e non se', che scava ossessivamente nei pensieri, nelle parole, nella psicologia, nel proprio io, facendo riemergere una storia parallela, già' scritta e vissuta in un lontano passato e comunque ancora presente, visibile, anche se fino ad ora nascosta ad occhi ingenui o in altro affaccendati ( i suoi ).
Ed allora è' un crescendo di suspance, dubbi, frammentarieta', egli si immagina una realtà' parallela, si pente, vorrebbe redimersi, fino al dramma accertato di una cruda obiettivita' senza possibilità' di ritorno.
È' una trama intessuta di ricordi, di supposizioni, di flussi e tensioni spazio- temporali, che accentua e rimarca il contrasto interiorita'-esteriorita', visto non visto, da leggersi prevalentemente in chiave psicologica, un' autoanalisi, un monologo che si colora di certezze e ricerca verità' negate, recitato su un palcoscenico semi-deserto da un attore inquieto ed inquietante che rivive e ripropone in primis a se stesso il proprio passato losco, misterioso, con un' idea nella testa pronta a colpire ed annientare, per sempre, presente e futuro.
Il racconto ribalta continuamente ruoli ed intenti, sorprende per come riesca, con essenzialita' e tocchi sapienti, a legarci ad una narrazione non particolarmente sofisticata, scandita da lentezza ed attesa, e che dosa dialoghi, personaggi, erotismo, descrizione di interni.
I tempi narrativi miscelano ed alternano accadimenti reali e presunti, passato , presente, futuro, personaggi esistiti e immaginari, storie già' vissute e ripercorse, le stesse, creando un thriller psicologico arricchito strada facendo dei pezzi mancanti.
Ci addentriamo in un percorso minimale insondabile, inseguendo ed introiettando i pensieri ed i tormenti ossessivi di Etienne che diventano i nostri, anche noi, come il protagonista, incerti, dubbiosi, meditabondi, in attesa in un angolo, di ansia vestiti, lo sguardo posatosi su quella fredda e cupa scala di ferro, sondando ogni accennato brusio, interrogandoci su movimenti e voci indistinte provenienti dal basso, in attesa di un finale a sorpresa o forse già' scritto....
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Laura
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