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"Rebecca, sempre Rebecca"...
Le vicende narrate in questo romanzo, l’opera più conosciuta della scrittrice inglese Daphne du Maurier, sono probabilmente note a tutti grazie alla superba trasposizione cinematografica che hanno ricevuto per opera di Alfred Hitchcock, Laurence Olivier e Jean Fontaine nel 1940: una giovane, ingenua, modesta dama di compagnia sposa il ricco, affascinante, maturo Maxim de Winter e scopre con amarezza, dopo il matrimonio, di dover convivere con il fantasma della prima moglie di lui, la famigerata Rebecca, che, sebbene deceduta a causa di un incidente in barca, sembra vivere ancora nella memoria, nei gesti, nelle parole di coloro che l’hanno conosciuta e nei luoghi che le sono appartenuti.
Opera di successo al momento della pubblicazione, è forse proprio al film di Hitchcok che deve gran parte della fama di cui gode ancora oggi. "Rebecca la prima moglie" è un romanzo rosa di buon livello, capace di catturare con facilità l’attenzione del lettore e ricco di elementi che ricordano il feuilleton ottocentesco, sentimenti appassionati, amori infelici, misteri, pathos, colpi di scena improvvisi. Non manca neppure un tocco di mystery nell’atmosfera che avvolge la figura di Rebecca, il castello di Manderley (l’imponente dimora appartenente ai de Winter) e la signora Danvers, l’inquietante governante della casa; legata alla prima signora de Winter da un attaccamento morboso che rasenta l’ossessione, la donna ha fatto del castello di Manderley un sacrario alla memoria della sua adorata Rebecca e non renderà le cose più facili alla protagonista.
La lettura è leggera, scorrevole, piacevole, e non mancano momenti di buona scrittura. Punto di forza del romanzo, nel quale forse la du Maurier mostra le sue migliori capacità, è il fantasma di Rebecca, che pur nella sua assenza si carica di una concretezza stupefacente fino a diventare più vivo e reale della scialba protagonista, il cui nome di battesimo, non a caso, non appare mai. Il nome della prima moglie, invece, domina letteralmente il romanzo fin dal titolo e a Manderley è presente ovunque, ricamato sui fazzoletti da tavola, stampato sulle agende e sui biglietti di visita che per ordine della signora Danvers fanno bella mostra di sé nello studio, portato dal suo profumo che ancora impregna l’aria, aleggia in biblioteca, nel salone dei ricevimenti, nella galleria dei menestrelli, nella sua camera da letto conservata intatta, nel parco, ovunque: "Rebecca, sempre Rebecca"…