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Chourmo Montale, Chourmo!
“Chourmo, in provenzale, significa la ciurma, i rematori della galera. A Marsiglia, le galere, le conoscevamo bene. Per finirci dentro non c’era bisogno, come due secoli fa, di aver ucciso il padre o la madre. No, oggi bastava essere giovane, immigrato o non. [..] Esisteva uno spirito chourmo. Non eri di un quartiere o di una cité. Eri chourmo. Nella stessa galera, a remare! Per uscirne fuori. Insieme”.
Jean-Claude Izzo, Marsiglia 1945 – Marsiglia 2000, è stato un poeta, giornalista, scrittore, drammaturgo e regista francese. Tra le sue opere più note è possibile citare “Il sole dei morenti”, “Marinai perduti”, la raccolta di racconti “Vivere stanca”, la collezione di scritti inediti “Aglio, menta e basilico” nonché la trilogia noir costituita da Casino Totale, Chourmo e Solea.
Secondo capitolo di questa, l’elaborato si apre con una Marsiglia ancora più oscura e segreta rispetto a quella che l’immaginazione offre al viaggiatore, una città dove l’integrazione è sempre più complessa e dove la criminalità è all’ordine del giorno. Il confine tra lecito e illecito è labile così come facile è perdersi nella via della dissoluzione. Fabio Montale non è più un poliziotto e mai si sarebbe aspettato, dopo le sue dimissioni, di dover tornare a rivestire quel ruolo, seppur non in veste ufficiale. Ma si sa, è un uomo fatto di carne e sentimenti, e non poteva certo resistere alla richiesta di aiuto della cugina Gélou, oggetto del desiderio giovanile. La donna è preoccupata per il figlio Guitou, adolescente fuggito di casa per raggiungere Naima, araba, e primo amore. Eppure qualcosa va storto e le sorti del giovane non sono delle più felici. Al nostro ex uomo di legge non resta altro che indagare e dissotterrare tutti quegli altarini e quei misteri che si intrecciano, sovrappongono ed affiancano alla vicenda principale.
Come già avevamo potuto riscontrare in “Casino Totale”, molteplici sono le tematiche che l’autore è solito trattare. Nell’opera in esame, in particolare, abbiamo modo di toccare con mano il razzismo, i primi rudimenti del fanatismo arabo nonché una prima spiegazione del suo perché, una polizia doppiogiochista, una ben radicata mafia di origine italiana, usura, droga, gioventù bruciata e allo sbaraglio in quella che è una società privata di valori e rifornita di pregiudizi e paure dedite ad alimentare l’odio, la paranoia, la discriminazione, la voglia di riscatto, l’amore perduto, il potere dell’immancabile femme fatale; il tutto corroborato da quel sottile ma perenne senso di malinconia che rende gli scritti del francese così magnetici e riflessivi.
L’autore, come proprio di molti appartenenti del genere noir, predilige l’ambientazione, l’atmosfera. Questo può portare a provare la sensazione di uno scarso approfondimento su alcuni passaggi tanto che il lettore finisce con il rileggerli nutrendo l’impressione di aver perso quel fatidico tassello risolutore delle vicende. In realtà tutto ciò è l’elemento caratterizzante del testo che vuol trasmettere e consolidare in chi legge l’idea di un Fabio sconfitto dalla vita, svuotato ed ormai concentrato sulle piccole cose, sui piaceri basilari e per questo spesso sottovalutati. Come se Jean volesse invitarci a guardarci attorno prima di dire che non abbiamo niente, perché talvolta in un semplice piatto di pasta, o nel mero gesto di una persona cara vi è tutto quel che desideriamo e di cui in realtà necessitiamo.
Contrastanti con il genere di appartenenza sono le riflessioni che Montale ripercorre pagina dopo pagina, sugli amori del passato, sulle amicizie ormai perdute, sulle scelte e non scelte che il cammino della vita lo ha portato ad intraprendere, eppure risultano significative per il proseguo delle vicende.
In conclusione, “Chourmo” è un libro che sa appassionare, che si fa conoscere pagina dopo pagina con un ritmo intercalare, lento e rapido, rapido e lento, un romanzo che contiene tanto e con un buon potenziale seppur non propriamente completamente sviluppato.
“L’esistenza è fatta così, di incroci. Scegli se andare a sinistra o a destra e ti ritrovi su una strada diversa da quella che avevi sperato di imboccare. Non era la prima volta che mi ritrovavo in una situazione del genere. A volte, avevo la sensazione di prendere sempre la direzione sbagliata. Ma quell’altra, sarebbe stata migliore? Diversa? Ne dubitavo. Ma non potevo esserne sicuro. [..] E’ così, e così andiamo avanti. Alla cieca. La scelta è sollo un’illusione. L’inganno che la vita ti offre per rendere la pillola meno amara. Non è lo scegliere che determina le cose, ma la nostra disponibilità verso gli altri”.
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Commenti
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E' malinconico, ma sa il fatto suo Fabio Montale.
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Un'altra bella recensione. Io però ancora non conosco quest'autore.