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Bentornati ragazzacci!
Cinque anni, troppi davvero ne sono passati per poter tornare a leggere le gesta dell'eterogenea coppia di detective formata da Hap Collins e Leonard Pine.
Un lungo periodo di agonia ed attesa per ogni fans che si rispetti, preoccupato dalla qualità non folgorante degli ultimi libri della saga e dall'impegno di Lansdale apparentemente rivolto ad altri progetti.
Ed invece ecco spuntare "Honky Tonk Samurai", nono romanzo sulle indagini della premiata ditta in cui come da tradizione gli elementi noir ed umoristici si mescolano. Non saremo a livello dei bei tempi (vedi primi libri) ma poco ci manca.
Questa volta i nostri (anti)eroi dal grilletto facile e dalla mano pesante sono impegnati ad indagare sulla misteriosa sparizione di una ragazza, ingaggiati da una vecchina dal facile turpiloquio.
Il solito vaso di Pandora è pronto per essere scoperchiato partendo da un autosalone in cui oltre ai veicoli si vendono benefit in carne ed ossa, sino a raggiungere un universo criminale parallelo, in cui si muove il leggendario e fantomatico Distruttore: forse solo una semplice leggenda, di certo un'ombra inquietante e non solo per i metodi tremendi con cui stermina le sue vittime.
Lansdale carbura con lentezza, pone con attenzione i tasselli per poi esplodere in un feroce scontro sdrammatizzato dall'ormai arcinoto humor poco adatto ad un rispettabile gentleman. Ci sono le immancabili freddure e le consuete metafore volgari, l'ironia serpeggiante con la quale i vari personaggi interagiscono è sempre uno dei fiori all'occhiello dei dialoghi, ben calibrati e spesso fulminanti come il colpo di un calibro 22.
J.R. fornisce chiari punti di riferimento, personaggi e situazioni sono spesso note al lettore di vecchia data. Al tempo stesso qualche novità non manca. La prima incarnata dal personaggio di Chance, la seconda in un finale che sarà difficilmente digeribile per tutti gli affezionati. Ovviamente l'epilogo indica la prosecuzione della saga.
Buon intrattenimento pop con inseguimenti, sparatorie, femme fatale e vecchie conoscenze a rendere la famiglia di Hap e Leonard ancora più pittoresca e pericolosa. E' un piacere ritrovare la splendida Brett, lo spaccone Jim Bob Luke, la letale Vanilla Ride, il piacione Cason e il mitico Marvin Hanson. Ancora una volta questo mondo border line, regolato da giustizialismo spiccio, viene descritto con notevole passione linguistica, mentre spicca come d'abitudine il contrasto profondo tra rudezza e gentilezza dei due personaggi principali. A tal proposito è significativo il primo capitolo, in cui i nostri adottano un povero cagnolino maltrattato dal suo padrone, ovviamente non prima di aver gonfiato a dovere il violento vigliacco.
Lansdale non dimentica il suo grande amore per il western (chiari i riferimenti al genere, più cinematografico che letterario) e per l'horror, l'accampamento dei redneck sembra la casa dei Sawyer di "Non aprite quella porta".
Un ritorno in grande stile, mi ha convinto, e non mancano gli omaggi all'italia con cui l'autore ha ormai da tempo instaurato un rapporto d'amore reciproco.