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Dietro una macchina c'è sempre un uomo
I 12 racconti che Doyle mette in scena in questo libro, sono 12 casi estremamente interessanti, ben scritti, intriganti a tal punto che ogni racconto meriterebbe di essere ampliato in un libro a parte. Doyle è maestro nei gialli e lo dimostra ancora una volta scrivendo 12 trame molto diversificate, ben intrecciate ma ahimé dal finale sempre troppo frettoloso e poco sviluppato.
Se con "uno studio in rosso" e "il segno dei quattro" abbiamo fatto la conoscenza di Sherlock Holmes e del dottor J.Watson, con questi 12 racconti (almeno da quello che ho notato io) si continua a delineare il personaggio di Sherlock Holmes, dove oltre a essere una "macchina" investigativa, logica, pura deduzione, Il nostro amato investigatore mostra il lato umano di sé, un uomo con paure, sogni e timori, capace di provare pietà oltre che per le vittime, anche per i criminali, indagando nel loro passato e cercando di capirne la storia, non saranno pochi i casi in cui Serlock Holmes "chiuderà un occhio" sulla vicenda.
Le storie, sono molto belle ed originali, i moventi non sono scontati, le dinamiche oscure, i reati bizzarri, ma tutto appare incredibilmente chiaro nella mente di sherlock holmes, quel minuscolo dettaglio che non possiamo vedere per lui è evidente ed elementare, tanto che a volte basterà il semplice racconto del caso per dedurre immediatamente il colpevole.
Certo non aspettatevi per ogni caso un omicidio, a volte sono "semplici" storie di vita quotidiana, più bizzarre del solito, ma comunque per chi ama un minimo i gialli, potrà apprezzarne la storia intrecciata e le vicende originali che purtroppo decorrono in un finale molto spesso prematuro e frettoloso, che meriterebbe molte più pagine per essere approfondito ed ampliato.