Dettagli Recensione
Travolgente
Questo romanzo mi è piaciuto moltissimo.
Esplora le dinamiche interne alla famiglia di Jenny con lucidità e a volte anche una buona dose di disincanto e pagina dopo pagina ogni altarino viene svelato, ogni scheletro cade fuori dall'armadio, facendoci restare a bocca aperta.
Ted è un marito adultero ed un padre assente ai limiti dell'inesistenza; Jenny d'altro canto sembra essere anche peggio: è una madre assente che però crede di essere presente e questo a mio parere è molto più grave.
Per l'intera durata della vicenda Jenny cade dalla pianta ogni due per tre, e l'immagine che ne abbiamo è quello di una madre che non solo non conosce i suoi figli quanto crede, ma non li conosce affatto.
Naomi, dal canto suo, è una vittima a metà, in quanto possiamo giustificare molti dei suoi atteggiamenti con la negligenza e il disinteresse dei genitori, ma non tutti.
E i suoi fratelli gemelli, Ed e Theo, non sono da meno.
L'unico che si salva è Theo, che sostanzialmente è una parentesi di sanità mentale in una famiglia che sarebbe da ricoverare in blocco.
Ed è un ragazzo solo, scontroso e che finisce per cercare conforto nella droga, quando non riesce più ad uscire da solo dalla depressione e l'unica cosa che gli preme fare è smettere di "sentire".
Nel complesso, questo romanzo è un thriller fino a un certo punto, a mio parere, perché i primi due terzi del libro sono più un'indagine spietata di Jane Shemilt sulla famiglia, attraverso la tecnica del flashback che ci fa saltare costantemente dal presente a un anno prima, permettendoci di scoprire ogni segreto dei membri di questa famiglia che non è allo sbando dalla scomparsa di Naomi: lo era da molto prima.
L'ultimo terzo del romanzo è invece ad alta tensione, e le ultime cento pagine si leggono tutte d'un fiato.
Non dico nulla di specifico del finale, ovviamente, solo che mi è piaciuto.
L'ho trovato un libro molto "difficile" da leggere, perché non riesco a immaginare un dolore più grande della perdita improvvisa di una figlia.
Senza una ragione, senza un funerale che ti permetta di celebrarne il ricordo, senza una tomba che ti aiuti a razionalizzarne l'assenza.
Naomi scompare e i genitori sono costantemente combattuti tra il desiderio che sia viva e possano riportarla a casa, e il desiderio che sia morta quando pensano alle alternative agghiaccianti a cui potrebbe andare incontro (essere tenuta prigioniera, picchiata, violentata...).
Ci sono momenti in cui si percepisce che quasi sarebbe preferibile ritrovarne il corpo, anche se ovviamente nessun genitore desidera la morte della propria bambina e questo conflitto rende il romanzo straziante. Durante lo scorrere delle pagine ci si trova spesso di fronte ad una realtà dura da sopportare, anzi tanti sono i passaggi in cui immedesimandosi con la protagonista, si finisce per soffrire con lei al punto da sentire il bisogno di staccare per un momento il contatto.
Da figlia, ho provato più volte il desiderio di dare una bella scrollata a Ted e Jenny, perché per certi versi sono i genitori peggiori del mondo: totalmente assorbiti dal loro lavoro e dai loro interessi, al punto da non rendersi conto di avere una figlia completamente diversa dalla bambina con le trecce e la bambola di dieci anni prima.
I tre ragazzi fanno quello che vogliono quando voglio, sostanzialmente: fuori a ore per me improponibili, saltano i pasti, non rispondono alle domande...
Non so voi, ma a casa mia non funziona esattamente così. Ecco. Impossibile non restarne invischiati. Da sempre la famiglia è il punto x della vita di tutti: da bambini è un nido accogliente, da ragazzi è il posto dal quale fuggire per sentirsi più grandi, da adulti è il porto sicuro nel quale rifugiarsi e il punto di partenza per dar vita ai progetti dell’intera esistenza. Ognuno di noi ripone nella famiglia i propri sogni, le aspettative, sudando sette camice per tenere tutto sotto controllo, per far si che ogni membro del nucleo si senta parte integrante di un progetto più grande. Ma cosa succede quando il castello di cristallo di distrugge? Quando una folata di vento solleva le tende mostrando quello che in realtà si nasconde sotto l’apparenza?
Una lettura molto diversa ma che a modo suo mi ha saputa catturare e dare molti spunti di riflessione, oltre che tenermi sveglia fino alle 4 quando volevo sapere come sarebbe andata finire. Quindi promosso a pieni voti, anche per la prosa di Jane Shemilt che è scorrevole, pulita e assolutamente leggera. Ho anche riscontrato una certa ricchezza lessicale, cosa che mi rende sempre felice. Una volta iniziato sarà impossibile staccare gli occhi dalle pagine, in quanto il bisogno di sapere controbilancerà l’angoscia opprimente che avvolge l’intero romanzo. Impossibile non immedesimarsi, anche perché l’autrice riesce a creare un’ambientazione emotiva estremamente reale. È la madre a raccontare la storia, senza tralasciare nemmeno un dettaglio delle indagini e del suo stato interiore distrutto dai ricordi, dai sensi di colpa e questo accentua notevolmente il legame intimo che si instaura con il lettore. Per me è stato così e vi assicuro che il risultato è notevole. Consigliato a chi non legge abitualmente thriller perché questo non è, a mio parere, un thriller tradizionale; a chi ama leggere di famiglie allo sbando, perché io più allo sbando di così non ne ho trovate mai; a chi ama risolvere misteri tassello dopo tassello.
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