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Chi perde paga
 
Chi perde paga 2016-01-26 14:23:00 Giu_Bi
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
Giu_Bi Opinione inserita da Giu_Bi    26 Gennaio, 2016
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La bidimensionalità che non paga

“Sono tutte stronzate” si ripete come un mantra Morris Bellamy, e questa formula magica gli permette di compiere con freddezza i delitti più cruenti in nome di un solo obiettivo: recuperare i romanzi inediti del suo scrittore preferito, e finalmente scoprirne il finale. Guai a chi si troverà sulla sua strada!
La frase di Morris mi risuona in testa alla fine di quest’ultimo romanzo di Stephen King, nell’atto di fare un bilancio di questa lettura e “sentire” il romanzo, ciò che mi ha lasciato dentro. E purtroppo mi sembra proprio adatta.

La trama sa coinvolgere, lo stile è buono (trattasi pur sempre di uno scrittore di fama, spesso meritata), il ritmo narrativo è serrato, eppure manca qualcosa.
Il lessico è volutamente crudo e tagliente: parla un narratore poco appariscente, che sembra voler trasmettere tutta la brutalità e la prosaicità di certi personaggi. Eppure rimango perplessa dalla volgarità del linguaggio e delle immagini, per quanto coltivata intenzionalmente per immergere il lettore in un contesto di degrado morale, e temo che possa trattarsi semplicemente della scelta più banale, indice di una sottostante povertà di contenuti.
E poi, ancora, quelle frasi brevi e spezzettate! Che nostalgia per gli autori capaci di tornire pazientemente lunghe frasi, invece di troncarle miseramente facendo loro indossare la maschera artificiosa della colloquialità e dell’immediatezza.

In sintesi temo si tratti di un romanzo prodotto in serie, con personaggi e storie prodotti in serie. I protagonisti, le frasi, i brandelli delle loro storie affollano le pagine di un libro in cui però manca l’anima.
E’ solo vicenda, solo azione autoreferenziale in cui non scorgo profondità né tridimensionalità. Girata l’ultima pagina, accade che il libro non mi lasci nulla.
La sensazione rispetto all’autore e alle sue potenzialità è di talento sprecato, di rinuncia agli aspetti qualitativi a favore di un criterio di quantità “commerciale” che proietta assai lontano dalla buona narrativa.

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Commenti

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A malincuore mi tocca annoverare anche l'ultima fatica di King come un romanzo puramente commerciale. Insomma, l'ennesimo canto del cigno di un autore che ho sempre amato. Purtroppo i suoi ultimi romanzi sono privi di idee oltre che di anima, come giustamente hai fatto notare. Se non erro dovrebbe essere il seguito del poco entusiasmante Mr. Mercedes. Questa volta passo sul serio :)
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Giu_Bi
26 Gennaio, 2016
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Esatto, questo dovrebbe essere il secondo di una trilogia che racconta delle indagini di Hodges e compari.
L'espressione "canto del cigno" rende l'idea! Ma ciò che fa più arrabbiare secondo me è la SCELTA di abbassare la qualità a favore della quantità, semplicemente per vendere di più!
Non penso il talento possa esaurirsi, se coltivato adeguatamente...
No, se hai apprezzato i romanzi più vecchi risparmiati la seccatura! :)
In risposta ad un precedente commento
Donnie*Darko
27 Gennaio, 2016
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Si, sono un fan della prima ora, per cui immaginerai la mia delusione davanti a tale svendita del Re. Ormai pensa giusto a sbarcare il lunario, che nel suo caso significa arricchirsi ancor di più :)
Grazie del suggerimento, eviterò di certo in quanto le seccature già non mancano ;)
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