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Un thriller poco adrenalinico
Ho iniziato questa lettura spinta dalla curiosità di scoprire di più sul rapimento che viene menzionato nella trama. Anche la cover, abbastanza inquietante, ha avuto un ruolo fondamentale nel convincermi ad acquistare 9 Giorni. Così avevo riposto molte aspettative su questo libro e mi dispiace che non mi abbia convinta al massimo. E' un buon thriller, ma poteva essere sviluppato sicuramente meglio.
La storia, raccontata dopo un anno dagli avvenimenti, si alterna tra due narratori interni: Rachel, madre di Ben il bimbo scomparso e James Clemo, ispettore detective. Entrambi, per motivi diversi, sono sconvolti da questa sparizione. Il lettore percepisce distintamente le emozioni dei due protagonisti, le loro paure, l'ansia e la speranza che Ben possa essere ancora vivo.
Difficilmente nei thriller l'attenzione si focalizza sui parenti delle vittime, a meno che essi non partecipino direttamente alle indagini. Ma in questo caso Rachel viene messa in primo piano e così possiamo conoscere il suo dolore. Il dolore di una madre che non sa che fine abbia fatto il figlio.
Dall'altro lato però grazie a James conosciamo anche ciò che sta facendo la polizia per ritrovare il bambino, quindi siamo continuamente aggiornati sugli sviluppi, prima che la stessa Rachel ne venga a conoscenza.
Oltre ai due protagonisti, ci vengono presentati anche dei personaggi secondari che avranno ruoli anche piuttosto importanti ai fini della storia.
9 Giorni è per certi versi un thriller originale. Raccontato a mo' di diario lascia poco spazio ai colpi di scena e alla suspense. O almeno quei pochi colpi di scena a me non sono sembrati molto sorprendenti, quasi me li aspettavo. Altro punto a sfavore è la quasi totale assenza di azione, per gran parte del libro la storia rimane statica, senza che succeda nulla di troppo sconvolgente, cosa che mi ha lasciata amareggiata. Mi aspettavo un romanzo adrenalinico, che lascia il lettore con il fiato sospeso e invece nulla di tutto questo, se non proprio alla fine quando si scopre l'identità del colpevole. Lì almeno ho trovato un bel colpo di scena, abbastanza inaspettato devo ammettere.
Il romanzo si concentra insomma più sulle emozioni dei protagonisti, che su quelle da suscitare nel lettore. E' vero che qualcosa me l'ha trasmessa, per lo più la tristezza di vedere come soffre la madre, ma non è ciò che ci si aspetterebbe da un thriller.
E' stata comunque una bella lettura, ma non il massimo. Quindi credo che questo libro possa piacere a chi non legge molti thriller, chi invece come me è un appassionato del genere e ne legge tanti penso possa rimanerne deluso.