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Neve, attesa e rivelazione.
Nicolas non è un bambino come gli altri. Il fatto che arrivi allo chalet di montagna -dove passerà la settimana bianca coi suoi coetanei- accompagnato in auto dal padre, anzichè col pulmino preso dagli altri, e che il suo bagaglio resti nella vettura del genitore, è già sintomatico di una differenza significativa tra il piccolo protagonista e il resto del mondo.
Quel mondo a Nicolas non piace, preferirebbe nascondersi da esso. Il ragazzino è timido, introverso, insicuro; Carrère ne spiega i motivi con grande acume affabulatorio, sfruttando ogni parola per comporre un mosaico disperato in cui è palese la presenza del buio nella vita del piccolo, salvato, per il momento, solo dall'innocenza tipica dell'età.
Nemmeno il sodalizio con il simpatico animatore Patrick sembra poter portare sollievo. Nicolas, dopo essersi buscato una brutta influenza, spera di passare a letto tutti quegli interminabili giorni, se non fosse intrigato dalla sparizione di un bimbo del villaggio vicino.
Nicolas è intelligente, ama leggere, affascinato da storie inerenti situazioni spaventose. Mostri e orrori d'ogni genere si fissano nella realtà di tutti i giorni uscendo come per magia dalla pagine, rendendo più sopportabile, e al tempo stesso pericoloso, il suo "scontro" con il quotidiano.
Romanzo toccante e diretto, dalla scrittura essenziale, ma anche ben stratificato nella risoluzione del mistero e nella costruzione di quella che potrebbe essere l'imminente tragedia, "La settimana bianca" è un lavoro scandito dall'interminabile attesa. L'oculato affastellare dei fatti verso la verità permette d'avvertire immediata la distorsione, l'anomalia, il sentore del male senza poterlo individuare.
Carrère furbescamente gioca in sottrazione, offrendo una visione ad altezza bimbo cogliendone con efficacia gli aspetti più intimi tra paure, ingenuità e insicurezze.
A conquistare è la facilità con cui si entra in contatto con la debolezza del giovane protagonista, mai descritto con ricattatoria retorica, semplicemente come individuo incapace - non per sua colpa - di adeguarsi.
La comprensione dei fattori generanti il malessere è liberatoria ma da pagarsi a caro prezzo; la sofferenza del protagonista si fonde con quella dello lettore, finalmente sollevato dall'enigma ma oppresso dall'amara rivelazione.
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Commenti
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In realtà è un autore che conosco poco, lessi tempo fa "L'avversario" che mi piacque, anche questo mi ha convinto. Però non ho una visione d'insieme adatta per esprimere un parere valido.
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Dopo aver affrontato, fra la noia e lo stupore per le cadute estetiche rovinose, il malriuscito libro "Il Regno", mi tengo a dovuta distanza da Carrere.