Dettagli Recensione
Get shorty
Leonard è sempre stato considerato un autore molto ‘cinematografico’ e allora risulta naturale che questo primo volume della breve serie dedicata a Chili Palmer (che farà solo un’altra apparizione in ‘Chili con Linda’) sia ambientato per lo più a Hollywood, seppure sul lato dei pesci piccoli che cercano in qualche modo di vendere i propri progetti agli Studios. Ne scaturisce un romanzo che si fa leggere con piacere, ma dove non tutto sa convincere appieno, tradendo così, almeno in parte, le aspettative create dai primi, fulminanti capitoli nelle cui pagine si impara a conoscere Chili, strozzino di Brooklyn trasferito a Miami che opera con sua sua sorta di etica del lavoro, ma che va in pressione con facilità (da cui il nomignolo). Siccome i boss vanno e vengono e i debitori a volte sgusciano, Palmer si ritrova a essere insolvente: inizia da qui un viaggio che lo porta dapprima a Las Vegas e poi a Los Angeles, dove costringe alla società Harry, un produttore di poco peso (a eccezione di quello corporeo), con altrettanti problemi di debiti. Il sogno vero del protagonista è di fare cinema assieme a lui e alla stellina (cadente) Karen, ma la necessità primaria è quella di evitare le insidie portate da un vecchio nemico e, soprattutto, da quel Bo che ripulisce le somme derivanti dal traffico di droga finanziando i progetti di Harry e che nasconde la sua pericolosità sotto i modi cortesi. Sfruttando abilmente le circostanze e dei soldi che scottano nascosti all’aeroporto, Chili riesce a tirarsene fuori con l’esperienza oltre che a ottenere i favori della bella, ma l’entrata nei meandri dello spettacolo, dove invece è un dilettante, si rivela una questione assai differente, specie quando si perde l’appoggio, conquistato un po’ per caso, di un attore di prima grandezza. La narrazione scorre veloce grazie ai dialoghi serrati che riescono a ricostruire l’atmosfera riducendo le descrizioni al minimo (da cui la cinematograficità di cui sopra) e la lettura resta comunque trascinante, ma i due filoni non si integrano in maniera perfetta, con gli aspetti noir più propriamente detti che filano senza intoppi e gli altri che girano un po’ a vuoto, quasi che certi passaggi servano a rimpolpare la trama: in tali momenti, si dimostra eccessiva la chiacchiera dei personaggi altrove fondamentale. Pare evidente, peraltro, come Leonard si sia divertito a mettere alla berlina un certo mondo, scintillante all’apparenza, ma trasandato nella realtà: la sciatteria di artisti e produttori nella vita di tutti i giorni contrasta co la cura maniacale nel vestire del personaggio principale e, in special modo, di Bo, tanto anni Ottanta (il romanzo fu pubblicato per la prima volta nel 1990) che sembra ogni volta uscire da una puntata di Miami Vice.