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Ninna nanna, ninna oh...
Jasmin è una donna che ne ha viste tante nell'esercito e, dopo essere stata colpita durante una battaglia ed aver perso parte della propria squadra, entra in depressione, anche perché sembra che nessuno voglia crederle quando racconta di aver visto una strana città portuale durante il periodo di coma. Lei è sicura di essere scampata al regno dei morti e che questo esista davvero. Quindi, quando a seguito di un incidente d'auto si ritrova nella città portuale con il figlio, tenta disperatamente di difenderlo da chi intende rubargli la piastrina, il lasciapassare per il ritorno alla vita.
Dopo la cocente delusione che ho avuto nel leggere "Nella mente dell'ipnotista", volevo dare una seconda chance ai Kepler così, trovando la trama nuova rispetto al genere che sapevo essere loro, mi butto nella lettura di questo libro. Dopo tre giorni mi viene invece voglia di buttarmi dalla finestra! Ovviamente non per vedere se la città portuale esiste davvero e se sarei mai in grado di tenermi ben stretta la mia piastrina e nemmeno se la Triade verrà vestita di nero ad impiccarmi nella piazza principale dei sogni!
In più occasioni, durante la lettura del libro, mi sono chiesta: "Ma davvero?! Ma non sarà tutto così mi auguro!!"...forse potrebbe tornarmi utile un domani, dove davanti ad un bambino interessato alle favole dark saprò cosa leggergli per farlo addormentare!
L'idea di per sé non è nemmeno male...sicuramente ci vuole creatività per scrivere un racconto del genere, ma secondo me qui si è prevaricato il limite del "non scordiamoci che siamo adulti e non bambini".
Nelle letture, di qualsiasi genere, deve rimanerti sempre una riflessione...un pensiero legato a ciò che si legge (non per forza filosofico, intendiamoci), ma di fronte a questo libro non ho saputo trarre nulla, nonostante si affronti un tema che induce a forza alla riflessione (ovvero l'aldilà). Invece qui c'è solo la sfrenata lotta (e lotta in tutti i sensi, con archi, frecce e tanto di pistole!) di una mamma che tenta di riportare alla vita il proprio figlioletto e di strapparlo alle grinfie dei cattivi...punto. Non c'è veramente altro.
Anzi, mi dispiace sottolineare che questa volta ho anche notato una scarsa dialettica...il linguaggio usato dagli autori si appalesa elementare, non ricercato, ripetitivo e ridondante, con espressioni (come ad esempio la parola "bocconi") che vengono usate innumerevoli volte.
Ho dovuto, stranamente, rileggere il nome della protagonista, poiché neanche l'empatia con i personaggi risulta una prova compiuta in questo romanzo.
Peccato, perché la trama, se affrontata in maniera meno povera, anche di tecnicismi e di lessico, e più profonda nel significato, sarebbe piaciuto anche agli adulti!
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Anche " L' ipnotista " mi aveva lasciato perplesso, questa è stata solo la seconda opera che ho letto dei Lars Kepler, autori che ora come ora ritengo inferiori a tutti gli altri scrittori scandinavi che mi piacciono, da Jo nesbo a Camilla Lackberg fino a Jussi Adler Olsen, senza voler scomodare Stieg Larsson.
Mi è stato tuttavia riferito che i romanzi migliori della coppia siano i due centrali della serie dell' ispettore Linna, ovvero " La testimone del fuoco " e " L' uomo della sabbia ", che leggerò se non altro per curiosità; dovrà pur esserci qualcosa di buono in autori che viaggiano sempre ai primi posti delle classifiche di vendita.