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Amore, ossessione, tragedia
L’attrazione diventa amore, l’amore ossessione, l’ossessione tragedia. La follia è la grande protagonista, ma chi è il folle? E’ Edgar, lo scultore uxoricida, genio e sregolatezza? O Stella, bella e triste, che chiede solo di sentirsi viva? Sarà per caso Max, troppo impegnato a curare la psiche degli altri per accorgersi dei suoi problemi? O Peter, con quella sua aria distaccata, impenetrabile, con la sua misteriosa vita privata? E se fossero tutti folli? Ma cos’è, infondo, la follia? Patrick McGrath cerca di spiegarlo attraverso un’opera a metà tra erotismo e psicanalisi, con uno stile leggero e scorrevole e senza appesantire la lettura con nozioni psicologiche troppo tecniche. L’introspezione dei personaggi, pur non essendo molto approfondita, basta a creare un quadro preciso della psiche di ognuno di loro e a comprendere i loro comportamenti e il modo in cui la mente umana in generale possa essere deviata da determinate esperienze o episodi. La storia segue un filone già visto ma non per questo risulta noiosa o scontata e non mancano certo i colpi di scena. Siamo nell’Inghilterra del secondo dopoguerra. Tra le mura di un manicomio criminale nasce un amore clandestino tra il detenuto Edgar Stark e l’affascinante Stella, moglie del vicedirettore dell’istituto, il dottor Max Raphael. Lui è un artista, uno spirito ribelle finito dietro le sbarre dopo aver massacrato la moglie per gelosia. Lei una donna trascurata dal marito e in cerca di nuove emozioni. L’attrazione fisica dà inizio ad un gioco pericoloso che sfocia in un dramma annunciato in cui a farne le spese sono un po’ tutti, dai due protagonisti al marito tradito, finanche alla voce narrante, il dottor Peter Cleave, lo psichiatra che segue Edgar ed è legato ai Raphael da una profonda amicizia. Ma a pagare più di chiunque altro è il piccolo Charlie, figlio di Stella e Max, vittima innocente della follia, delle ripicche e delle frustrazioni degli adulti. “Dentro di sé rivisse quel momento al sole, in cui si era resa conto che sarebbero andati a letto, perché ormai non si potevano più fermare. Era molto semplice: non farlo era impensabile. E quando capisci che non puoi più evitare, o rinviare, o ignorare una necessità, il rischio cessa di essere un deterrente. Stella cercò di spiegarmi questo.”