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L'ombra di una diabolica assassina
La narrazione si svolge su due fronti: in una lussuosa villa dove la figlia di una famosa produttrice hollywoodiana viene massacrata simulando un suicidio e nella tenuta superblindata di Lucy Farinelli, nipote di Kay Scarpetta, perquisita in ogni angolo da forze speciali dell’ FBI. Sulle due vicende apparentemente non collegate, aleggia l’ombra di una ben nota serial killer, Carrie Grethen, nemica acerrima di Kay e data più volte per morta. La diabolica e depravata Carrie agisce subdolamente, falsando le indagini e manovrando occultamente per colpevolizzare di delitti vari Lucy, la sua compagna Janet e di riflesso la zia Kay. Tutta la vicenda la si ricostruisce con una certa difficoltà non tanto attraverso un susseguirsi di fatti, quanto deducendola da interminabili riflessioni, soliloqui, dialoghi della patologa forense Kay Scarpetta con i soliti collaboratori, cioè il detective Marino, il marito Benton, la nipote Kay e pochi altri investigatori. La tensione narrativa è data da suggestioni, timori più o meno fondati, sbattere misterioso di porte, manomissione di autovetture, e soprattutto dall’angoscia e dai tremori di una Kay che sta invecchiando e che continua a percepire nell’inafferrabile Carrie un pericolo mortale. Solo alla fine si materializza un colpo di scena che spiega tanti misteri ma che non risolve definitivamente l’indagine. Il thriller non è di facile lettura, si affastellano infatti nei dialoghi tra i protagonisti elementi a volte contradditori che complicano l’iter narrativo e disorientano il lettore.
La Cornwell attraversa, e non da adesso, una fase involutiva, i suoi consueti protagonisti appaiono un po’ stanchi, la routine consueta non è forse più percorribile : occorrono nuovi stimoli, nuove invenzioni che inducano la protagonista Kay ad azioni più serrate, con qualche emozione in più. Da segnalare (con cartellino rosso) nella traduzione dall’inglese un super-superlativo sinora usato solo da comici d’avanspettacolo: “fortissimissimo”, a proposito di pioggia intensa e battente: l’effetto è singolare e stridente, non compatibile con un thriller di un certo livello. A parte questo svarione (non imputabile ovviamente alla Cornwell), l’autrice scrive sempre in modo impeccabile e credibile, tanto da immedesimarsi nelle angosce della protagonista, quasi fossero anche le sue. Da leggere, con pazienza e attenzione.
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