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STANCHEVOLISSIMEVOLMENTE
Il libro inizia in un modo curioso parlando di questa donna, che si rivela poi la protagonista, la donna dei tassi, che sembra essere fuggita non si sa bene se da qualcuno o da qualcosa e si ritrova a vivere in un posto un po’ isolato, un po’ in mezzo alla natura ed agli animali e qualcosa (ma solo qualcosa…) sembra ricordare le atmosfere del Walden di Thoreau. Proseguendo la lettura ti accorgi però che quella curiosità iniziale che il libro aveva suscitato in te va via via scemando, perché il libro sembra proprio trascinato e stanco, tanto che ti stanchi sempre di più anche tu di mano in mano che giri le pagine, oltre ad essere disseminato di “tam-tam” che, oltre che inutili, diventano fin fastidiosi, come quello della presenza delle oche o quello ancora peggiore dell’”odore di vecchia” che ossessiona la protagonista e di cui non ne puoi veramente più quando arrivi alla fine. L’unica cosa positiva è la capacità dell’autore di far intuire come una persona può essere vulnerabile quando non sa più cosa fare, come andare avanti o indietro. Forse anche l’autore non sapeva bene cosa scrivere, né prima né durante né dopo.