Dettagli Recensione
Da leggere..
Ho riletto questo libro, invogliata dopo aver finito "La gabbia delle scimmie" di Gischler, ricordandomi lo stile di Bunker, crudo e spietato come solo lui sa fare.
La storia è imperniata su tre uomini, legati da esperienze carcerarie, in cui nascono amicizie indissolubili, dove solo i duri sopravvivono e si creano la loro nomea. Questa li accompagnerà per tutto il resto della loro vita, anche fuori dal carcere, anche quando cercano di avere una vita "normale". Il che, chiaramente, non avviene e si ritrovano nuovamente in un vortice di delinquenza, terribile e consapevole certezza che sia l'unico modo per sopravvivere in una società che fagocita e rifiuta. Che classifica e ghettizza, che non da scampo. Come scritto nel romanzo, i tentativi di vivere onestamente sono frustrati da una società che nega inesorabilmente agli individui, come lo stesso Bunker, ogni diritto alla riabilitazione e alla redenzione.
E così questi tre personaggi si intrecciano e si fondono, in un crescendo di triste consapevolezza di un romanzo VERO, dall'inizio alla fine.
Fa riflettere, come fin dall'infanzia e dalle esperienze negative che si maturano fra le mura domestiche, possano marchiare e rendere amaro e tragico il futuro di ogni individuo.
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