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L'avvocato canaglia
 
L'avvocato canaglia 2015-11-16 16:54:47 Mian88
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4.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    16 Novembre, 2015
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Rudd, il mio nome è Sebastian Rudd.

Nonostante sia un noto avvocato Sebastian Rudd non è il classico legale da cartelloni pubblicitari o da panchine alle fermate dell’autobus. Non ha uno studio tradizionale, un recapito telefonico sull’elenco né tanto meno è disposto a pagare per andare in televisione cosa che, seppur non richiesta, generalmente accade. Egli è un difensore di strada, un c.d. avvocato canaglia.
Il suo lavoro consiste nell’assistere i criminali più disparati, e tendenzialmente tutti quei soggetti che si sono macchiati di una moltitudine di reati, fatti moralmente ripugnanti per la comunità e tali da rendere aggressivo, guerrafondaio, assetato di vendetta e pronto ad impugnare un’arma perfino il cittadino più pacifico e incorruttibile.
La sua vita è la legge, di fatto appassionante e talvolta appagante. E’ uno dei tanti azzeccagarbuglie sulla piazza, la differenza risiede nel fatto che egli non si fa scrupoli sul chi ha davanti, non giudica e fa del suo meglio per garantire quella difesa che spetta a ciascun imputato. Talvolta riesce nel suo lavoro, altre no. Quando però seduto al suo fianco vi è un innocente che si è trovato vittima di un complotto o dello stato-padrone e delle sue forze armate, non ha remore Rudd, combatte a spada tratta, va avanti imperterrito onde ottenere un risultato positivo per il suo cliente. E’ una circostanza questa che non gli capita molto spesso, ma quando si presenta fa si che tutta la passione per il suo lavoro e tutta l’insoddisfazione per quel sistema, dove la polizia può entrare in casa di un innocuo contribuente e uccidere liberamente senza prova alcuna della sua innocenza o colpevolezza perché giustificata “dall’azione” che si stava ponendo in essere, trapelino.
Certo, i suoi mezzi sono alquanto opinabili e certamente da appurare, ma d’altra parte, se coloro che avanti tutto dovrebbero ricercare la verità e la giustizia sono i primi che non hanno problemi a giocare sporco, a sommergere le prove, a insabbiare i “fatti scomodi”, e a cercare il capo espiatorio persino quando è più che palese che al banco dell’imputato vi è una persona che non ha commesso l’addebito e che viene giudicata esclusivamente in base all’aspetto o alla fama, perché dovrebbe farlo lui?
Questo è il quadro iniziale che ci viene descritto da Grisham nella sua ultima pubblicazione. Sebastian è un uomo abituato a combattere, a sfidare il sistema, un soggetto eclettico, egocentrico, sicuro di sé con pochi scrupoli e con un concetto molto lato del giusto e dello sbagliato, ma è anche un individuo stanco di quello Stato-polizia, sfiancato da quella storia che si ripete, da quella legge di strada che si contrappone e mette in contrasto con quella applicata nei Tribunali.
Durante tutto il corso del romanzo vediamo calato il nostro avvocato canaglia in casi diversi e sempre più differenti, lo scrittore così facendo, non solo facilita l’inquadramento delle vicende nonché del protagonista per il lettore, ma al tempo stesso apre una parentesi sulla giustizia statunitense e sulla realtà di questa.
Sul finale è lo stesso Rudd ad essere messo spalle al muro. Cosa fare, da che parte stare ma soprattutto, come muoversi? Come tutelare quel giovane cliente da una condanna dai 15 ai 30 anni di carcere così da evitare che una volta fuori questo sia talmente arrabbiato e indottrinato da quel che negli anni di galera i suoi compagni di disavventure gli hanno propinato convincendolo che lui è la vittima e non il colpevole, che se è li non è una sua responsabilità ma bensì errore di un meccanismo legale marcio in un cui un avvocato altrettanto discutibile non ha saputo mettere in atto qualche trucchetto decente idoneo a convincere la giuria e la Corte, tanto che abbacinato da tale utopistica prospettiva si tramuti da delinquente occasionale a delinquente abitudinale? Come salvare quella giovane donna, come collaborare con le forze dell’ordine senza perdere l’altrettanto opinabile informatore?
Un giallo giudiziario caratterizzato da questioni giuridiche che si susseguono le une alle altre, colpi di scena, tattiche di sopravvivenza, giochi di scaltrezza e schemi legali applicati e sorretti da un linguaggio chiaro, conciso, diretto.

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Commenti

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Rollo Tommasi
17 Novembre, 2015
Ultimo aggiornamento:
17 Novembre, 2015
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Ciao Mian. Leggevo la trama attraverso la tua recensione sulla sezione "novità" e pensavo: "mi ricorda Grisham" :)) Ha un modo inconfondibile di affrontare i racconti a sfondo legale.
In risposta ad un precedente commento
Mian88
18 Novembre, 2015
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Ahahahah! Grande Rollo! Ti capisco, Grisham ha quel modo particolare ed inconfondibile di affrontare racconti a sfondo legale, anch'io in passato ho provato la tua stessa sensazione per poi constatare che il pensiero combaciava con la realtà. Questo l'ho trovato molto più avvicente che "i segreti di Grey Mountain", c'è da dire però che le differenze sono inevitabili vista la molteplicità di argomenti - sempre legati a questioni giuridiche - trattati.
Nel precedente affrontava prevalentemente il sistema legale in relazione a tematiche attuali relative all'inquinamento, alle miniere e via dicendo, in questo le trattazioni da un lato sono maggiori perché vi si approccia mediante l'ausilio di più casi che si susseguono l'uno dietro l'altro che vengono avvalorate da un protagonista senza inibizioni, ma al tempo stesso sono circoscritte all'intero apparato legale e ai suoi meccanismi.. Non ti dico altro, non voglio svelarti la sorpresa nell'ipotesi che lo scritto ti attiri e decida di leggerlo.. :-)
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