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Una brava ragazza
 
Una brava ragazza 2015-10-27 06:53:08 cosimociraci
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    27 Ottobre, 2015
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Mia Famiglia

Romanzo molto interessante ma con un grosso punto debole. Il brivido, che ognuno di noi lettori spera di trovare nei thriller, è praticamente assente. Decontestualizzando questa affermazione potrebbe far storcere il naso a tutti voi, tuttavia ho trovato il romanzo ricco di tante altre qualità.
Innanzitutto la storia si svolge secondo tre punti di vista, quello di Eve - madre della ragazza rapita, quello di Gabe - ispettore incaricato alle indagini - e quello del rapitore Colin. Questo, aggiunto ai salti temporali (prima e dopo il rapimento), offre una lettura tridimensionale molto interessante.
L'autrice, inoltre, affronta dei temi molto importanti dal punto di vista sociale che ci toccano (o sfiorano) tutti i giorni.
Per prima cosa evidenzia le differenze sociali che hanno portato Colin che, nonostante riempisse la giornata di piccoli lavori per mantenere se e sua madre malata, suo malgrado si è lasciato trascinare da loschi figuri in affari pochi raccomandabili rendendolo del tutto un reietto. Dall'altra parte vediamo la famiglia agiata di Mia.
Un altro tema importante è proprio quello della famiglia. Sempre da un lato troviamo quella di Colin, composta solo da lui e la madre, abbandonati da un padre assente ed ubriaco. Colin si prenderà cura di sua madre e pur di starle vicino scende a compromessi e sceglie una vita di disagi e false speranze. La famiglia di Mia invece è assente. Il padre è un giudice ricco e famoso, Mia è la sua seconda figlia, ribelle, lontano da quello che il padre vorrebbe. Lei è un'artista ma per il padre esiste solo la giurisprudenza. Le uniche testimonianze di affetto si perdono nell'infanzia di Mia. Eva, la madre è succube del marito e la sorella è del tutto assente. Da ragazzina Mia sempre più spesso combina guai che il padre copre per non macchiare la sua candida figura di giudice ignorando il grido silenzioso di Mia che chiede solo la sua attenzione.
Poi c'è il rapporto tra Mia e Colin, rapita e rapitore. E' troppo facile per me parlare di sindrome di Stoccolma. Il romanzo a questo punto prende quasi una piega rosa. Infatti Mia e Colin si ritrovano a vivere, con l'incombere dell'inverno, in una baracca in montagna priva di riscaldamento, cibo ed ogni tipo di confort. Per la prima volta Mia, nel bene e nel male, riceve le attenzioni di un uomo. Proprio lei, che non ha avuto mai l'affetto del padre e neanche quello del fidanzato che ha altro a cui pensare. Tra loro nasce qualcosa più profondo di una semplice infatuazione. Colin si prende cura di lei per le cose essenziali. La nutre, la riscalda, la fa sopravvivere. Tutto questo è molto lontano dal nostro quotidiano dove prendersi cura della propria compagna si riduce ad acquistare per Natale l'ultimo modello di smartphone.

Complimenti all'autrice per il suo primo romanzo che dal punto di vista dei contenuti è incredibile. E' vero, manca il brivido, ma il finale è davvero imprevedibile.

NB: consentitemi il gioco di parole del titolo della mia opinione. Mia non rappresenta solo il nome della ragazza rapita ma "Mia Famiglia" è anche il titolo di una commedia di Eduardo de Filippo il cui tema è incentrato proprio sui complessi rapporti familiari.

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