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Il piccolo amico
 
Il piccolo amico 2015-10-26 07:13:06 chiara95
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
chiara95 Opinione inserita da chiara95    26 Ottobre, 2015
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Una lunga agonia


Spinta dalla curiosità di leggere qualcosa della tanto acclamata Donna Tartt, tre mesi fa mi sono buttata a capofitto nella lettura de “Il Piccolo Amico”.

Non l’avessi mai fatto. Non so bene cosa mi abbia spinto ad affrontare una lettura del genere, preferendo questo romanzo agli altri dell’autrice: forse la copertina ben fatta, o forse la trama che mi sembrava tutt’altro che noiosa; fatto sta che dopo tre lunghissimi mesi di agonia e di pausa tra un capitolo e l’altro, spinta da un senso di determinazione sono riuscita a finire questo estenuante tomo.

Che Donna tartt non sia brava non c’è nemmeno da metterlo in dubbio: sa il fatto suo, tecnicamente scrive molto bene ed è senza ombra di dubbio una scrittrice molto dotata. Però c’è qualcosa che non torna: tirando le somme del romanzo non riesco ancora a capire se manchi qualcosa, o piuttosto se ci sia una sovrabbondanza di particolari del tutto inutili.

La trama di per sé è coinvolgente: nella città di Alexandria nello stato del Missisipi nei primi anni 60 il piccolo Robin viene trovato impiccato a un albero del suo giardino. A distanza di una decina di anni, la sorella dodicenne Harriet Cleve Dufresnes, che si sente profondamente legata al fratello scomparso, decide di fare chiarezza e, pensando di aver capito chi è il colpevole, decide di vendicare la sua morte. Da questo momento in poi iniziano a susseguirsi una serie di eventi al rallentatore particolarmente inquietanti che raggiungono il culmine nel finale apparentemente più celere, ma che purtroppo non porta da nessuna parte.

Nessuna situazione si risolve o si chiarisce; il lettore, che ha resistito per ben 684 pagine, a poco a poco perde la speranza di capire chi è il colpevole e si ritrova a bocca asciutta. Inoltre è praticamente impossibile affezionarsi ai protagonisti: chi è arrogante, chi è svampito, menefreghista, antipatico, malvagio o supponente; sono tutti troppo umani e il numero dei difetti superano di gran lunga quello dei pregi.

Se siete in cerca di un “giallo” allora questo romanzo non fa per voi, se invece avete voglia di leggere un racconto di formazione, incentrato su una vita famigliare disastrata, sulla solitudine e mancanza di affetti che portano irrimediabilmente a un desiderio di ribellione e di riscatto allora avete comprato il libro giusto.

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Ho avuto la tua stessa sensazione leggendo mezzo cardellino.
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