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“Impietrito dalla paura.”
Vigilia di Natale, Arthur Kipps è a Monk’s Piece con la sua famiglia.
Durante una estiva gita in calesse con Mr Bentley, suo datore di lavoro, si innamorò della quella casa appena la vide. Aveva trentacinque anni ed era vedovo da dodici.
Di buona salute, tranne che per occasionali malanni di origine nervosa, conseguenza delle drammatiche esperienze vissute.
Esmé Ainley è sua moglie. Vivono insieme con i quattro figli che lei ha avuto dal suo precedente matrimonio.
Sono raccolti intorno al camino, le luci sono spente se non quella del fuoco a illuminare, una vecchia tradizione viene reclamata…a turno si raccontano storie di fantasmi.
Avviene la rottura. Il ricordo corre ad una vecchia storia, accaduta tanti anni prima e sepolta negli angoli più reconditi della mente, latente, pronta a risvegliarsi. In attesa di essere svelata.
Esorcizzare. Attraverso la scrittura.
Dirà che prima dei fatti che accaddero viveva in uno stato di innocenza; poi essa fu perduta per sempre.
Tutto ha inizio con il viaggio verso la remota cittadina di Crythin Gifford..per presenziare al funerale di Mrs Alice Drablow in nome dello studio legale e sbrigare faccende riguardanti la proprietà.
L'attesa della bassa marea per raggiungere la dimora di Eal Marsh House, la dimora della defunta.
Quando la marea sale si è tagliati fuori dal mondo. La Strada rialzata delle Nove Vite diventa solo un'immagine, una vivida reminiscenza, un sogno.
L'incontro con quella donna con la pelle tesa sulle ossa , alta, con una specie di cuffia a mascherarle il viso, abito nero, i segni di una terribile e logorante malattia riconoscibile dall’estremo pallore, occhi affondati nel cranio. Le mani fanno pensare avesse patito a lungo la fame. Deperimento.
Sentire il panico mortale, il terrore dell’anima.
“L’apparizione della donna e la sua espressione spaventosa stava provocando in me un profondo senso di paura. Non mi era mai capitato prima di esserne preda in modo tanto intenso, non avevo mai sentito le gambe tremare, la pelle accapponarsi e tutto il mio corpo farsi freddo come pietra; ma il cuore mi era balzato in petto con tale violenza, quasi volesse saltar su fino alla mia gola arida, per poi cominciare a battere come un martello su un’incudine, mai ero stato afferrato e tenuto stretto da un simile terrore, orrore e presentimento del male.”
Impietrito dalla paura.
Le descrizioni dello scenario sono stupefacenti e rendono perfettamente l’atmosferica tipica del romanzo gotico. La terra che incontra il mare che incontra il cielo. Lo sbiadire dei colori. Il silenzio assoluto, unica compagnia il gorgoglio dell’acqua man mano che la marea avanza.
L’autrice ci catapulta in paesaggi con un sole pallido e un cielo argenteo. Campagna sterminata, solo alberi, siepi scure, erbacce, fossi e canali pieni d’acqua che si trasformano in vere e proprie paludi, immobili, luccicanti e silenziose che si estendono in ogni direzione lo sguardo si volti, fino a fondersi alla linea dell’orizzonte.
Non ho visto il film tratto dal romanzo; è la prima volta che leggo e rabbrividisco. Sento davvero sbattere le porte. Pensavo non fosse possibile una simile suggestione.
Buoni brividi a tutti.