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Il quadro dei delitti. Un'indagine del principe Sansevero
 
Il quadro dei delitti. Un'indagine del principe Sansevero 2015-10-13 20:05:11 Anna_Reads
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
Anna_Reads Opinione inserita da Anna_Reads    13 Ottobre, 2015
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Consulting Detector

Proseguono le mie gioconde escursioni nel giallo/noir storico e mi imbatto in nientepopodimeno che Raimondo de Sangro. Proprio il Principe del Cristo Velato che, per l’occasione, diventa detective (o meglio Detector) per conto di sua santità Prospero Lambertini, in arte Benedetto XIV.
Turpi delitti – quasi tutti a sfondo sessuale – insanguinano la Bretagna nei pressi di Nantes coinvolgendo, non si sa quanto da vicino, anche il gruppo di alchimisti, capitanato da Mastro Upupa, noto come la Confraternita degli Uccelli.
Ma non basta. Perché il romanzo si apre, duecento anni prima di Raimondo, con Hieronymus Bloch, le sue due “Nozze di Cana”, la sua estasi stupefacente e la sua brutale morte.
E non è tutto. Ci sono pure i Templari.
Arte, alchimia, simboli e allegorie, religione, droghe, sesso, Templari e un detective alchimista, artista, e tecnico della scientifica ante litteram.
Tanta roba, verrebbe da dire.
Pure troppa.
La prima parte del libro scorre in modo piacevole: conosciamo Raimondo de Sangro e Papa Lambertini (che battibeccano amabilmente come due vecchie comari) e parallelamente apprendiamo della sanguinosa vicenda bretone attraverso la lettura dei dispacci giunti in vaticano e la narrazione dei fatti in presa diretta.
Poi Raimondo va in Bretagna e la carne al fuoco diventa davvero troppa.
Alla fine l’autore si sforza di portare a termine tutte le linee narrative, ma perdendosi in un meccanismo troppo farraginoso che se anche alla fine “funziona” toglie molto piacere alla lettura.

Una curiosità, l’autore (statunitense) scrive questo libro in italiano, in omaggio a Raimondo de Sangro e alle proprie vacanze infantili in Toscana. Particolare non irrilevante, dal momento che, secondo me, lo stile pulito e preciso è la parte migliore del romanzo.

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