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Se da un lato è innegabile che proseguire una trilogia di straordinario successo come quella del compianto Stieg Larsson sia un’operazione con una forte componente strategica e commerciale, dall'altra il rischio di perdere credibilità rovinando sia la serie che la propria reputazione è alto.
Confrontarsi con un autore come Larsson, capace di combinare elementi tipici del giallo classico e del thriller moderno, di imbastire storie intricate ricche di personaggi originali e carismatici, di dare un risalto incredibile alla narrativa di genere scandinava, è impresa ardua.
David Lagercrantz, giornalista e scrittore svedese, ha provato a raccogliere questa pesante eredità.
L'inizio del romanzo non colpisce particolarmente, né per ritmo narrativo né per capacità di indurre curiosità nel lettore.
Mikael Blomkvist è stranamente demotivato, stanco dell'attività giornalistica e sfiduciato per il futuro della rivista mensile Millennium, che nel frattempo è entrata sotto l'influenza di un importante gruppo editoriale. Il giornalista intravede un'occasione di riscatto quando Frans Balder, genio dell'informatica e della fisica quantistica, lo contatta per incontrarlo e rivelare dichiarazioni scottanti. Balder afferma inoltre di aver recentemente conosciuto Lisbeth Salander.
Avendo fortemente apprezzato la trilogia di Larsson, non è stato facile approcciarsi al libro, tanta era la curiosità di leggerlo quanto alto lo scetticismo nei confronti dei cambiamenti che Lagercrantz poteva aver apportato.
Dopo un inizio incerto, la trama lentamente inizia ad ingranare e i colpi di scena risultano apprezzabili. La versione dei due protagonisti di Lagercrantz è lievemente differente rispetto a quella del suo predecessore. Lisbeth ha assunto una personalità più lineare, mentre Mikael risulta essere meno partecipe e più spettatore passivo di ciò che lo circonda. Al netto di queste piccole diversità, i due restano personaggi di indubbio fascino.
La lunghezza del romanzo è minore rispetto alle precedenti opere della serie. Una scelta saggia. In pochi sarebbero in grado di scrivere 800 pagine senza annoiare o mettere a repentaglio chiarezza e coerenza.
L’esame è superato? Soltanto in parte. E non so quanta carne al fuoco sappia ancora aggiungere Lagercrantz. Ma voglio essere generoso nella mia valutazione. "Quello che non uccide" non raggiunge il livello di attrazione e complessità della precedente trilogia, ma è un buon romanzo che restituisce al pubblico due personaggi amatissimi, facendoci conoscere uno scrittore che avrà altre occasioni per prendere ancora più confidenza con la creatura lasciata in eredità da Larsson.
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Commenti
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Anche io preferisco i thriller di stampo classico con omicidi e killer seriali ma ho amato anche l' epicità e gli intrighi degli altri due romanzi e anche questo di Lagercrantz, seppur inferiore sotto tanti aspetti, è comunque un ottimo libro ed ha il grande pregio di riportare alla luce due grandi personaggi come Mikael e Lisbeth. Aspetto la tua opinione in caso tu soddisfi la tua curiosità.
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