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Il diavolo che c'è in noi
Un tenente di polizia fuori sede si trova di notte e sotto un'abbondante nevicata in un cimitero per visitare la tomba della madre. Invece si trova davanti un suo collega che davanti a lui, illuminato dai fanali della propria auto si punta la pistola alla tempia e preme il grilletto. Invece di seguire la logica ed andarsene subito dopo aver fatto la propria deposizione, si fa convincere dalla vedova ad indagare sulle ragioni del suicidio. Così scopre sul paese natale di sua madre molte delle cose che sono state nascoste sotto il tappeto. Violenze domestiche, abusi da parte di insegnnati, abusi di potere. Fino ad arrivare a scoprire sia le ragioni del suicidio sia a risolvere alcuni omicidi.
Un libro scritto molto bene, con una prosa curata e molti dettagli. Finalmente un autore che non si fa prendere dalla tentazione di caratterizzare fino a renderlo quasi ridicolo il suo investigatore. Jonathan Stride ha come tutti i suoi momenti ed un passato che potrebbe adattarsi a molti altri uomini della sua età. Conduce le indagini con metodo e viene a conoscenza dei dettagli della storia senza particolari colpi di fortuna. Con noi sospetta prima del'uno poi dell'altro e con noi è incredulo quando viene a sapere chi è veramente il colpevole. Infine così come faremmo noi, ancora ha dei dubbi.
Un thriller coinvolgente che punta su quanto si dibatte nella mente delle persone. Quindi su qualcosa di cui non possiamo mai essere sicuri e che non può che inquietarci. Chi ci parla pensa tutto quello che dice e dice tutto quello che pensa? Di solito non è così e in particolare non lo è in questo romanzo.