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Millennium #3
“La regina dei castelli di carta” è il terzo ed ultimo capitolo della celebre trilogia Millennium, scritta dal compianto Stieg Larsson.
Lisbeth Salander è in ospedale in seguito al violento scontro con il gangster ed ex sicario dei servizi segreti russi, nonché suo padre, Alexander Zalachenko.
Il giornalista Mikael Blomqvist è al corrente dei fatti, ha finalmente intravisto un barlume di luce nella fitta nebbia che avvolge il passato di Lisbeth ed è deciso a scoprire tutta la verità.
Ma è una verità scomoda, che coinvolge i servizi di sicurezza ed il governo svedesi.
Se dal punto di vista dell’intrattenimento il romanzo conferma lo status di eccellenza imposto dai due episodi precedenti, Larsson ha compiuto un ulteriore passo in avanti quanto a numero dei personaggi e complessità della trama.
Il primo capitolo, che resta il migliore secondo il mio personale giudizio e l’unico dove, seppur per brevi tratti, la narrativa di genere ha incontrato la vera letteratura, è stato un connubio incredibile di thriller moderno e giallo classico sottoforma di enigma della camera chiusa. Il secondo ha spostato l’attenzione sul formidabile personaggio di Lisbeth e ha posto nuovi interrogativi sul suo tormentato passato. Il terzo romanzo ha confermato la direzione intrapresa dal precedente episodio, con un mix di generi e vicende narrate incredibilmente ricco tra spionaggio, servizi segreti e giornalismo d’inchiesta investito del potere di deus ex machina capace di smascherare crimini e reati con testardaggine e coraggio.
Anche stavolta i personaggi, originali e carismatici, si confermano essere il punto di forza principale del romanzo. 857 pagine in cui, come spesso capita nella narrativa di genere di ottimo livello, l’intrattenimento e la finzione letteraria sono soltanto il pretesto per denunciare efficacemente alcune storture della realtà che ci circonda.
“La regina dei castelli di carta” è un romanzo eccellente, capace di concludere degnamente, e con un filo di malinconia, una serie che avremmo voluto durasse più a lungo.