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Città di angeli ed ossa
“La città delle ossa” è un romanzo noir ambientato nell’odierna Los Angeles. Il detective Hieronymus “Harry” Bosch deve indagare sul ritrovamento di alcune ossa in cima ad una collina: appartengono ad un bambino, ucciso vent’anni prima. Il caso è complicato ed il Dipartimento ha i fondi limitati: Harry deve dipanare la matassa e scoprire l’assassino in fretta, perché il tempo a sua disposizione è breve. Facendosi strada tra attori falliti, padri alcolizzati e madri fuggitive, Harry si addentrerà in una storia di crudele quotidianità.
È il primo libro che leggo di Michael Connelly e ha la mia approvazione. Lo stile è semplice, non prolisso, tipico del genere noir, ma non per questo è ridotto all’osso. Le descrizioni, anche se contenute, ci sono e spesso le poche parole scelte dall’autore fanno sì che colui che legge veda mentalmente un luogo od un gesto od ancora un’espressione dei personaggi. Il linguaggio fluido rende l’opera leggera e fruibile da chiunque.
La trama è fondamentalmente semplice, ma regge ed il lettore, pagina dopo pagina, è incuriosito di conoscere il nome ed il volto dell’assassino. Per un noir, dunque, l’intreccio e l’ambientazione sono azzeccate.
Il punto forte di questo romanzo, per me, è proprio la conclusione dell’indagine, la motivazione che ha spinto l’assassino a compiere quel macabro gesto: un movente così quotidiano, così sciocco che raggela il lettore, che viene catapultato in una dimensione tanto realistica da chiedersi se tutto ciò che ha letto non può essere accaduto nella sua stessa città od addirittura nel suo stesso quartiere.
Una nota negativa, invece, va ad alcuni immancabili cliché del noir, uno tra tutte la relazione illecita tra un veterano delle forze di Polizia e la bella recluta appena distaccata. Ma ciò non deturpa, comunque, il quadro generale.
Lo consiglierei? Sì. Pur essendo una lettura poco impegnativa, stuzzica comunque il lettore e lo tiene incollato sino all’ultima, inevitabile pagina.