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I detective selvaggi
 
I detective selvaggi 2015-08-16 10:45:11 pirata miope
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
pirata miope Opinione inserita da pirata miope    16 Agosto, 2015
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VENTRILOQUO MALEDETTO

Riduttivo definire “I detective selvaggi”, opera del cileno Bolano (1953-2003), un romanzo. Leggendo infatti ti trovi sommerso da una fantasmagoria di volti, paesaggi, strade e vicoli di metropoli, bar, soffitte, grotte sul mare, redazioni di scalcagnate riviste, campeggi squallidi: ascolti il racconto di un prodigioso ventriloquo, mille voci, borseggiatori, vagabondi, prostitute, artisti maledetti, giornalisti in zone calde, fortunati vincitori di lotterie, marxisti eretici, architetti chiusi in manicomio, ti rimbombano nelle orecchie e non sai se sia una sola. In realtà il libro narra l’epopea di un' intera generazione di sognatori e intellettuali sudamericani, giovani negli anni 60-70’, traditi dalla Storia nelle loro aspirazioni, artistiche o politiche, comunque utopistiche. I cantori del fascino di una stagione di speranza e del suo malinconico svanire sono molti, ma a marcare la differenza è la tecnica adottata da Bolano: “i detective selvaggi” è una ricucitura di racconti/ testimonianze che per molti aspetti fa venire in mente l”oral composition” omerica. La figura mitica che tiene insieme le varie composizioni è la poetessa Cesàrea Tinajero fondatrice del movimento poetico d’avanguardia a Città del Messico, i “realvisceralisti”, e misteriosamente scomparsa nel niente. Arturo Belano e Ulises Lima, velleitari suoi epigoni, spacciatori, pitocchi ed avventurieri, si mettono sulle sue tracce, poi lasciano il Messico e vanno in giro per il mondo, lasciando un’impronta di sé indelebile in tutte le persone che li hanno conosciuti, li hanno amati, ne sono stati affascinati e in loro si sono specchiati. Cesàrea, Arturo e Ulises sono personaggi evanescenti, ambigui, sfuggenti, quasi più simbolici che reali: è l’ossessione di loro che il libro con la sua esasperata polifonia persegue in tutte le sue 800 pagine Ma chi sono davvero, se il testamento spirituale di Cesarea non è che un disegno, una linea diritta, una linea ondulata e una linea spezzata? Essi rappresentano tutto ciò che si oppone alla normalità borghese ovvero ciò che solo poesia e arte in genere si fanno carico di rappresentare:l’avventura, lo spleen, il viaggio, la follia, l’amore, l’eros, la grazia della giovinezza, e infine la perdita delle illusioni e la sconfitta di ogni ideale. Insomma detective selvaggi, come poeti maledetti o picari, sbeffeggiatori delle convenzioni in nome del vivere.

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