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“Ora Dio ride di noi”
Storia di passione e morte con implicazioni più profonde di quanto possa lasciar supporre il tono disancantato con cui è scritta.
Ciò che tiene il lettore incollato alle pagine è il senso di fatalità che le percorre e la simpatia che in qualche modo ispirano sia vittime che carnefici, a dispetto della freddezza brutale di questi ultimi.
L'astio di Cora nei confronti del marito - grasso ristoratore greco che ha sposato per sfuggire ad una vita miserabile - e la natura passionale della donna, ricordano la Thérèse Raquin di zoliana memoria: la rabbia maturata negli anni, alimentata dalle frustrazioni quotidiane, e la convinzione di meritare un'esistenza migliore sono la polvere da sparo a cui servono solo innesco e fuoco per esplodere.
Anche qui ci sono due amanti ed in mezzo un coniuge ingenuo, anche qui, sebbene non si esprima mai esplicitamente un giudizio morale, salteranno fuori tutti i limiti di un amore che morirà sotto gli stessi colpi inferti a colui che, inconsapevolmente, sembrava esserne l'unico ostacolo.
Ma i conti si pagano, al “postino” - sia esso Dio, il destino o la propria coscienza - non si sfugge e la sua seconda scampanellata sarà quella fatale:
“Ora Dio ride di noi”.
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Commenti
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Meno male che il mio postino lascia tutto nella cassetta delle lettere, e ha imparato a non bussare più nemmeno la prima volta...
@Rollo: ma se c'è qualcosa da firmare deve suonare per forza :-)
@Mario e Siti: si legge tutto d'un fiato, lettura estiva ma non futile. Fatemi sapere :-)
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