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Il crocevia delle tre vedove
 
Il crocevia delle tre vedove 2015-08-03 06:16:07 Renzo Montagnoli
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    03 Agosto, 2015
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Il pasticcio di Simenon

Non tutte le ciambelle riescono col buco e questa volta è capitato a Simenon che con Il crocevia delle Tre Vedove pasticcia e non poco. Si potrebbe anche dire che se si mette troppa carne al fuoco si corre il rischio di scottarsi e in effetti sono dell’idea che l’autore francese, iniziato questo romanzo in modo interessante con un interrogatorio, senza esito, di ben 17 ore di un sospetto d’omicidio, poi si sia perso per strada, infarcendo la vicenda di troppi personaggi, tanto che alla fine gli arrestati saranno ben sei, fra capi e manovali del crimine. Ma se sono troppi i protagonisti, ben poco verosimile non solo si presenta la vicenda, ma anche la soluzione del caso. E a far perdere la bussola al lettore ci sono poi una serie di fatti che lasciano un po’ basiti, come l’uccisione di una donna davanti agli occhi di Maigret, lo stesso commissario che appare turbato dalla sensualità di Else, una bella ragazza che avrà un ruolo chiave nell’intricata trama, insomma anziché trovare la classica professionalità che è peculiare di Simenon sembra, francamente, di avere per le mani un giallo da quattro soldi. Ci sono poi situazioni che oserei definire esilaranti, come quella in cui i gendarmi inseguono a bordo di un taxi dei banditi in fuga, oppure la perquisizione, dopo un delitto, minuziosa di un posto, un parco, che non comprende però almeno un’occhiata a un pozzo, ma c’è anche un errore clamoroso laddove Maigret fa mettere i rei faccia al muro e poi li guarda in volto, come se lui si fosse trasformato in una sogliola.
È inoltre inutile che dica che l’ambientazione, l’atmosfera e l’analisi psicologica dei personaggi non è così attenta come il solito e che anzi si dimostra invero modesta e approssimativa con il ricorso anche ai tanti vituperati stereotipi.
Insomma, per concludere, se in L’amica della signora Maigret Simenon mi era parso in vacanza, questa volta invece mi è sembrato in stato confusionale, come di uno che, iniziata un’impresa, ha finito con il perdere il filo del ragionamento.
Si legge questo romanzo, si lascia leggere e forse può anche soddisfare, a patto di dimenticare che l’autore è Simenon, da cui è certo lecito pretendere molto di più.
Ed è per questi motivi che il mio voto è solo un 3, che può apparire striminzito, ma che in effetti è generoso e ha tenuto conto soprattutto della classe dell’autore.

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