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Fedele al crimine.
Sono stato per le ultime 60 pagine di questo libro a sperare che non finisse come è finito “Cane mangia cane”, non vi dirò come perché non voglio rovinare il gusto di leggere questi due super romanzi a chi ancora non li ha letti, ma speravo proprio in un finale diverso, perché si sa, spesso i grandi scrittori non diventano grandissimo per colpa di un finale sbagliato. Ecco, Eddie Bunker è un grandissimo. Non solo non lo ha fatto finire allo stesso modo (sebbene così poteva sembrare) ma gli ha dato un finale imprevisto e per certi sensi…romantico (per quanto possa esserlo un rapinatore in fuga col bottino...).
Max Dembo è un criminale, un criminale non occasionale, no no Max Dembo è proprio nato criminale, è delinquente nel dna e nella sua vita ne ha commesse di tutti i colori fin dalla giovane età. Finita di scontare la sua condanna finalmente esce e decide di rifarsi una vita in maniera pulita, non vuole più avere a che fare con la criminalità. Ma ecco che qui entra in gioco la società, o meglio ancora, l’indifferenza della gente che non è per nulla disposta a dare una chanche ad un ex detenuto e che anzi fa di tutto per emarginarlo nuovamente, non importa se tu hai chiuso i ponti con la malavita e hai intenzione di trovarti un lavoro dignitoso per vivere come tutti, non importa nemmeno se il lavoro effettivamente c’è e tu saresti un ottimo lavoratore che si accontenterebbe anche di un salario minimo, sei comunque un ex galeotto e per te non c’è spazio in una società di benpensanti. E così Max , come il figliol prodigo, torna tra le braccia dell’unica che lo vuole, mamma Criminalità.
Raccatta un paio di soci e cerca di mettere insieme tutto l’occorrente per fare un ultimo colpo che finalmente possa consentirgli di vivere in serenità per il resto dei suoi giorni, e se dovesse andare male carcere o cimitero non sarebbero certo un problema per chi non ha nulla da perdere. Decidono così di rapinare un caveau di diamanti da una banca di Beverly Hills , ma la rapina però non va liscia come previsto ed inizia così una pazza fuga del protagonista per tutta l’America e oltre.
Il libro di 358 pagine e diviso in 3 capitoli, il primo che potremmo definirlo come il ritorno in società, società che appunto rifiuta il nostro protagonista in quanto pregiudicato e nonostante abbia già scontato le sue colpe la società non è comunque disposta a reintegrarlo. Poi c’è un secondo capitolo nel quale Max torna alla criminalità rendendosi conto che alla fine “se nasci criminale, puoi solo morire tale”. Ed infine l’ultimo capitolo che tratta della fuga spericolata. Non sprecherò troppe parole su Bunker perché secondo me è semplicemente uno degli migliori scrittori noir di sempre, o forse il migliore. D’altra parte nessuno può raccontare la criminalità e la vita in carcere come uno che in carcere, a San Quentin, ci ha passato 18 anni della sua vita. Ma non è solo la vita criminale che rende questi romanzi unici ma anche le riflessioni profonde e spiazzanti sulla vita di chi non ha nulla da perdere che, messe lì tra una sparatori e una fuga, ti fanno riflettere su quanto possa essere dura la società, soprattutto contro i più deboli. Semplicemente un fenomeno, ma non lo dico io, lo dice Ellroy, Ammaniti, Tarantino, Trejo e molti molti altri….
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ciao buona prossime letture
Mariangela