Dettagli Recensione
Un pasticciaccio che poteva venire meglio
Uno dei maggiori best seller degli ultimi tempi. Un vero e proprio caso editoriale.
Milioni di copie vendute nel mondo, altrettanti lettori entusiasti. Ne hanno fatto anche un film di successo. Non è quindi un brutto libro, pare, può essere pure divertente ed avvincente, insieme a “Angeli e Demoni”, anche questo vendutissimo e trasportato al cinema, che hanno lo stesso protagonista, un professore un po’ particolare.
Però…non mi convince in pieno, dico la verità, mi ha incuriosito, ma nulla più, per quanto la storia e l’idea ispiratrice sia anche carina, ma in genere vorrei che lo scrittore curasse un pochino meglio la similitudine di quello che scrive.
Voglio dire, un bravo narratore sa ottenere nei lettori la sospensione dell’incredulità, cioè riesce a fargli credere, anche se solo per il tempo che impiega a leggere, che ciò che legge sia più o meno realistico, in qualche modo più o meno verosimile. Gli fa credere che sia possibile.
Ci riescono perfettamente Stephen King, con i suoi romanzi “horror” per esempio, o Ken Follet, che fa interagire i suoi personaggi di fantasia con figure e fatti storici reali, o in Italia Giovannino Guareschi, che addirittura rende in qualche modo plausibile e reale che il semplice parroco Don Camillo parli direttamente con il Cristo sulla Croce.
“Il Codice da Vinci” è una carrellata di assurdità, di cose più assurde che mai mi sia capitato di leggere. Va bene le licenze poetiche, ok sulle invenzioni letterarie, capisco la fantasia e la libertà del narrare, ma Dio buono, alla fessaggine umana ci deve pur essere un limite.
Perché il romanzo è tutto qui, un mucchio di fandonie.
Errori, sciocchezze, falsi storici, tutto spacciati per veri e con poca similitudine.
Sorvoliamo sugli errori storici. Facciamo finta che i Merovingi abbiano fondato Parigi.
Facciamo finta che il Papa abbia gettato nel Tevere le ceneri dei templari in un periodo in cui il papato stava ad Avignone (avrà preso il suo jet personale, con quel preciso intento…nel medioevo).
Facciamo finta che il Priorato di Sion sia stato fondato nel 1090 con lo scopo di proteggere la discendenza di Gesù Cristo, e non nel 1956 a scopo di frode, e che i documenti depositati alla Bibliothèque Nationale siano autentici e non dei falsi riconosciuti.
Facciamo finta che Costantino sia stato pagano fino alla sua morte.
Facciamo finta che nell'anno mille in Francia ci fossero adoratori di Iside con un tempio personale. Sorvoliamo sugli errori tecnici. Facciamo finta che la Smart faccia 100 km con un litro.
Facciamo finta che la Pyramide du Louvre sia costruita con 666 lastre di vetro.
Facciamo finta che si possa parcheggiare giusto sotto la finestra del museo (anche col dislivello di 50 cm che separa la struttura del Louvre dalla strada).
Facciamo finta che per andare dal Louvre a Rue Haxo si debba passare per il Bois de Boulogne. Facciamo finta che una giovane donna possa tirar giù da un muro un quadro di un quintale senza nessun problema.
Sorvoliamo sugli errori teologici.
Facciamo finta di essere rimasti all'eresia monofisita e che Gesù abbia la sola natura divina e non *anche* quella umana (vabbè, è morto sulla croce, e allora? Probabilmente fingeva).
Facciamo finta che Amon e Iside fossero sposati, facciamo finta che le Olimpiadi si tenessero ogni cinque anni in onore di Afrodite e non ogni quattro in onore di Zeus Olimpio, facciamo finta che il Buddha sia nato da un fiore di loto, e non molto tradizionalmente da suo padre il re e sua madre la regina col nome di Gautama Siddharta nel VI secolo a.C.
Sorvoliamo su quelle che, se non sono errori, sono sicuramente pecche stilistiche.
Sorvoliamo sulla trama scontata, sugli indovinelli da seconda elementare, sui personaggi monodimensionali, sull'assoluta imperizia narrativa dell'autore, sulla completa infondatezza di quelli che pubblicizza come dati storici. C'è però una cosa su cui invece, in un atipico slancio di veterofemminismo, non mi sento di sorvolare.
Allora, tutto il libro è incentrato sull'idea che la Chiesa non ha fatto altro, per secoli, che reprimere il "femminino sacro". Perfetto.
Ma analizziamo un attimo questo. Cos'ha di sacro la femminilità, secondo l'amico Brown?
A quanto pare, due cose: la capacità di dare figli, e la capacità di portare ad una maggiore conoscenza del divino tramite l'atto sessuale.
La capacità di dare figli ALL'UOMO e di portare L'UOMO ad una maggiore conoscenza del divino tramite l'orgasmo DELL'UOMO (di quello della donna non si fa menzione: evidentemente non è rilevante).
Non riesco proprio a concepire come qualsiasi donna si possa essere sentita "onorata" o "appagata" da un discorso del genere (eppure è così, molte donne amano questo libro).
Non salta forse agli occhi che si tratta di una visione maschilista, subdolamente maschilista, ESTREMAMENTE maschilista?
Non salta agli occhi che è la peggiore riduzione della donna a ruolo di oggetto che si possa fare, e che in confronto veline e letterine varie sono l'emblema dell'emancipazione femminile?
Non salta agli occhi che dando ad un individuo la funzione di mezzo e non quella di fine gli si toglie esplicitamente la qualifica di essere umano?
No, evidentemente no, da nessuna parte si è presa seriamente in considerazione la cosa.
Ecco, “Il Codice da Vinci” poteva essere un buon libro, scritto meglio, l’idea di partenza si poteva gestire diversamente…così com’è, mi sa di presa in giro solo per fare soldi. E vabbè, leggiamolo sotto l'ombrellone, va.
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Commenti
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Non sono mai stata attratta da questo libro, ma sinceramente tu mi hai colpito e incuriosita.
Ciao, Pia.
Ferruccio
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