Dettagli Recensione
...and the winner is: E. Morse!
In questa insolita, per me, maratona di "gialli", mi son tenuta per ultimo il bocconcino più prelibato.
Colin Dexter inventa l detective E. (mistero sul nome, che non svelo) Morse. Morse è solitario e un tantino scorbutico, amante dell'enigmistica, della musica e della letteratura.
Qui indaga sull'omicidio di una ragazza e - purtroppo per lui - risolveil caso.
"Ultima corsa per Woodstock" esce nel 1975 potrebbe sembrare datato fra dattilografe, piani di formica e scarpe con la zeppa (ah no, quelle ci sono anche ora, ahimè); anche qui abbiamo uno Watson (Lewis) e un ispettore tormentato, lunatico e geniale, con in sorte una buona dose di scalogna.
MA abbiamo anche un autore che ha fatto sua la fondamentale lezione "SHOW DON'T TELL" ("Mostra non dire") che un po' – secondo me - manca agli altri concorrenti (Nesbo, Manzini, De Giovanni...)
Dexter non "si ferma" per dirti quanto è ganzo Morse, Morse FA cose ganze e Dexter te le mostra.
Come Christie non ti "diceva" che Poirot fosse arguto e Doyle che Holmes fosse geniale.
Facevano cose argute e geniali e tu lettore lo vedevi.
Che fossero arguti e geniali lo deducevi da solo.
E questa caratteristica è talmente fondamentale – per me, almeno – che ti fa passare sopra anche al fatto che il detective non condivida sempre con il lettore tutto quello che scopre.
E poi c'è una sana, british, ironia di fondo e non mi è mai sembrato che Morse si specchiasse nelle vetrine per sbirciare quanto fosse figo.
Oh sarà mica un caso che "il detective" sia nato in Gran Bretagna (sì lo so. Filologia vuole che sia Auguste Dupin, E.A. Poe, 1841, USA. Buon per filologia. Per me è Sherlock Holmes, A.C. Doyle, 1887, UK).