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La vita non è un paragrafo, e la morte non è una p
Ogni giorno lo stesso tragitto, il medesimo treno, i soliti pensieri. Puntuale come un orologio, alle 8.04 la donna è sul convoglio che la porterà da Ashbury a Londra e su quello che inesorabilmente alle 17.56 la ricondurrà a casa. Non ha più un lavoro Rachel, non ha altra certezza nella vita se non l'alcool e nonostante abbia poco più di trentanni si sente inutile, non ha più scopi.
La separazione dal marito è stato un colpo troppo grande da poter affrontare, gestire e tollerare; si è dimostrato essere un qualcosa che la donna ha vissuto come il fallimento non solo della relazione ma anche della sua stessa vita, si è sentita svuotata, persa, tradita da quell'uomo a cui ha dato tutto e che non ha esitato un attimo a scegliere un'altra, una donna che senza remore ha preso il suo posto nella vita di Tom donandogli perfino una figlia. Il passaggio da depressione ad alcolismo è stato inevitabilmente rapido.
Ma non riesce ad ammettere nemmeno con sé stessa quanto grave sia divenuta la situazione, anche il solo confidare all'amica nonché coinquilina Cathy di aver perso il proprio impiego perché ubriaca è un qualcosa che non può esporre.
E così ogni mattina fa finta di andare al lavoro e in quel breve tragitto è preda di pensieri sulla vecchia Rachel grintosa e determinata e sulla nuova arrendevole ed superflua. Il percorso le consente di osservare anche la zona in cui un tempo abitava con Tom al 23 di Blenheim Road ma la sua attenzione è rivolta al civico 15 dove Jess e Jason vivono quella che agli occhi della protagonista è l'esistenza perfetta. Lui è moro e robusto, un tipo protettivo con una bella risata argentina, lei è minuta, graziosa, con la carnagione chiara e i capelli biondi, corti.
Ma non sempre “il giardino del vicino” è migliore del nostro, non sempre quella perfezione che immaginiamo negli altri esiste davvero. Un giorno come tanti, di Jess si perde ogni traccia.
Ed è così che Rachel apprende che Jess è in realtà Megan e Jason, Scott; che la loro relazione era problematica come quella di chiunque altro ed assiste ad un qualcosa a cui mai avrebbe pensato di dover far fronte. Le sue parole sono vane, chi crederebbe mai ad un'ubriacona? Soprattutto quando Anna, la nuova moglie dell'ex coniuge, non fa altro che buttare “carne al fuoco” per screditare quella che crede essere una minaccia.
Megan non può essersi volatilizzata, deve esserle accaduto qualcosa. Un motivo, una ragione per la quale si è allontanata da casa, per la quale ha rinunciato a tutto. E se non se ne fosse andata volontariamente? Se qualcuno o qualcosa l'avesse costretta? E se le fosse stato fatto del male?
Gli inquirenti sono in stallo, non hanno prove per fermare alcun sospettato ne una vera e concreta idea di quel che potrebbe essere successo; per Rachel, colei che all'inizio del componimento è percepita dal lettore quale una persona sgradevole, inavvicinabile, rude, venire a capo del mistero è un (nuovo) obiettivo dalla portata tale da significare anche un beneficio inaspettato , volendo una rinascita...
Stilisticamente il romanzo è accattivante, solletica la curiosità di chi legge spingendolo a risolvere egli stesso l'enigma. Scritto sotto la forma del diario alternando più voci narranti (Rachel, Anna, Megan) ed avvalorato da un ben costruito intreccio, il testo scorre rapido giungendo celermente a conclusione e giustificando il successo avuto. Un fenomeno da 2 milioni di copie in 5 mesi, piacevole e dalla ben ponderata suspence.
“La vita non è un paragrafo, e la morte non è una parentesi”.
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