Dettagli Recensione
Ciò che è inaccettabile non fa parte della realtà?
La Perfezione del Male – David Morrell, 2013
«" Incappiamo in una violenza di questa portata e abbiamo la tentazione di reagire affermando che solo un folle può aver commesso simili crimini. Qualcuno d’irrazionale, d’incontrollato, in preda a istinti selvaggi. Ciò che vediamo, tuttavia, smentisce questa ipotesi."
(…)
"Mi rifiuto di seguire il suo ragionamento. È inaccettabile."
"Appunto. Per definizione, ciò che è inaccettabile non fa parte della realtà. Ispettore, le vostre ipotesi su ciò che è possibile v’impediscono d’interpretare correttamente la realtà sotto i vostri occhi" continuò lo scrittore.»
Londra, 1811
A distanza di pochi giorni, due efferati delitti.
Prima una famiglia (padre, madre, bambine, neonato e domestica), poi tutti i presenti in una taverna (oste, cameriere, clienti, un poliziotto). Tutti assassinati, sgozzati.
Viene arrestato un sospetto, John Williams, che si suiciderà in carcere.
I delitti, anni ed anni prima di "Jack the Ripper" (1888), scuotono profondamente la l'Inghilterra anche perché, grazie alle migliorate comunicazioni, in neppure due giorni (!) tutto il paese è a conoscenza dei fatti.
L'impatto sulla società è così forte che genera violente quanto irrazionali cacce all'uomo ("è un marinaio… no è un irlandese… no è un marinaio irlandese… prendetelo ho visto la maglia a righe… uccidetelo, ha i capelli rossi"… non sembrano neppure passati più di duecento anni, vero?).
Ma l'orrore ispira anche altro.
Ad esempio – anche – un controverso "L'assassinio come una delle belle arti" dello scrittore Thomas De Quincey, pubblicato nel 1827.
De Quincey profondamente colpito dalla cura e dalla razionalità dell'organizzazione dell'assassino che ha ucciso una ventina di persone, in una città affollata, senza che nessuna riuscisse a dare l'allarme (anzi, nel secondo caso, assassinando anche un poliziotto di ronda, sulle sue tracce) e senza lasciare nessun indizio utile, analizza il crimine, descrive gli scenari, fa ipotesi, elogia una grande e logica mente.
Londra, 1854
A distanza di pochi giorni, due efferati delitti.
Prima una famiglia (padre, madre, bambine, neonato e domestica), poi tutti i presenti in una taverna…
Non ho sbagliato a scrivere. Vengono rinnovati gli stessi delitti del 1811. Ricreati. Alla perfezione, nei dettagli. E proprio in quei giorni, Thomas De Quincey si trova di nuovo a Londra.
Ormai quasi settantenne, dipendente dall'oppio ed autore di un altro controverso scritto ("Confessioni di un oppiomane"), insieme alla figlia Emily cerca fondi per vendere i suoi libri e tirare avanti; forse per riannodare qualche nodo del passato.
Facilmente viene sospettato di essere l'autore dei nuovi delitti.
L'indagine viene – in parte – condotta dall'Ispettore Ryan (che, essendo irlandese ed avendo i capelli rossi, ha il suo daffare a non essere linciato dalla folla) che cerca un approccio scientifico al crimine (prende calchi in gesso delle impronte, fra l'ilarità generale) e dall'agente Becker che rischia la vita per proteggere le "prove" del suo capo.
Lo so quello che sembra, ma, come Jack the Ripper, anche Sherlock Holmes è ancora da venire.
Entrambi si convincono assai presto dell'estraneità di De Quincey dagli omicidi, ma ne comprendono l'enorme utilità nell'ambito investigativo. Aiutati anche da Emily, i due cercano di risolvere il caso e di mantenere in vita Thomas, cosa non facile, perché l’assassino non solo vuole “incastrarlo”, ma anche ucciderlo.
Non spoilero, ma mi limito a dire che l'intreccio giallo è ben congegnato e che i personaggi sono molto credibili. Spesso – purtroppo – quando si creano ambiziose ricostruzioni storiche (e, per inciso, questa di Morrell dell'Inghilterra vittoriana è una delle migliori che abbia mai letto) si sacrificano trama e personaggi. Non è questo il caso.
Ryan non è il nonno di Holmes, Becker non è Watson e Emily non è una suffragista ante litteram, anche se in alcuni punti costringe gli altri a riflettere sulla condizione femminile, De Quincey non è Coleridge (è De Quincey, come si vedrà).
Londra, buia, nebbiosa e fuligginosa, con i maiali che si aggirano nei cortili (e che rischiano di calpestare le preziose impronte di Ryan e pure di far fuori il povero Becker) non è un pretesto per dare sfoggio di erudizione e i personaggi non sono "veicolo" di messaggi. Tutto concorre al fine di realizzare una "storia" che funziona. E funziona proprio bene.
PS Thomas de Quincey e i suoi scritti sono reali.
Genio di un Morrell!
(Da leggere anche la Postfazione!)
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Commenti
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Anch'io sono estremamente grata all'amico lettore che mi ha fatto scoprire David Morrell.
Se posso permettermi un ulteriore consiglio, leggi prima "Primo Sangue", sempre suo.
L'avevo approcciato con una certa sufficienza - devo ammettere - e si è rivelata una delle letture più potenti dell'anno. Le due storie sono completamente svincolate, ma in "Primo Sangue", Morrell tira fuori una scrittura che... non so. Ma mi ha fatto venire in mente il mio amato Steinbeck...
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Corro subito ad acquistarlo quanto prima e leggerlo per ritrovare le tue impressioni! Una recensione funziona appunto, tra l'altro, quando instilla il desiderio di leggere parimenti quanto recensito, non fosse altro per vedere se si condividono le stesse emozioni! Cordialmente,
Bruno