Dettagli Recensione
Un male tenero e goffo.
Partiamo con un professore che – dietro alla rispettabile carriera accademica – studia i fenomeni occulti e decide di studiare una misteriosa casa. Per farlo recluta una squadra di persone che hanno avuto in qualche modo a che fare con qualche fenomeno "inspiegabile".
Sbadigli in agguato?
L'ho pensato anch'io, in genere l'horror mi annoia.
Adesso se ne vanno nella casa costruita sull'antico cimitero, poi avranno la geniale idea di separarsi, nessuno accenderà la luce manco a morire etc etc.
Poi arrivano direttamente gli infelici di Supernatural...
Invece no.
La Jackson è scrittrice di razza.
Comincia a descriverti i membri del team. Anzi, ne descrive solo uno.
Eleanor.
Eleanor è tenera, goffa e un po' svampita.
Io sarà che ho lo svampy Alert, che le svampite non le sopporto, quindi ero già sul chi va là. Però viene descritta come quella tanto buona, un po' debole, che cura la madre malata, che subisce un po' la sorella e il cognato.
L'autrice vuole farti empatizzare con lei e ci riesce.
All'inizio, fa anche una cosa buffa, non avendo ottenuto il permesso per prendere l'auto (in comproprietà con la sorella) la "ruba" ed è molto divertita dal suo atto. Per la strada fantastica – in modo un po' morboso, secondo me – sui particolari che coglie, della strada, degli alberi, delle case. Si immagina di essere la proprietaria di una villa che le piace. Immagina la sua vita lì, cosa mangerà e dove, come saranno i suoi domestici, come la piangeranno i vicini dopo che sarà morta.
- tuoni in lontanza.
Come per caso ci viene detto che odiava la madre e odia la sorella.
C'è poi un episodio.
Piccolo, banale, insignificante (?).
Eleanor fa colazione, in un bar, accanto ad una famiglia. Una delle bambine rifiuta di bere il latte perché non ha la sua tazza preferita con le stelle. Poco dopo Eleanor racconterà a Theodora – altro membro del team - della "sua" tazza con le stelle, "rubando" la storia alla bambina.
Niente di male, certo, però...
- tuoni un po' più vicini.
Eleanor cerca di essere buona, amichevole e sorridente. Mostra di affezionarsi subito a Theo(dora), al Professore, a Luke.
Però le incrinature cominciano presto.
Mezze frasi lasciate lì.
«"Buongiorno, ti riempio la vasca." Dice allegramente Theo la mattina dopo l'arrivo.
"Pensa forse che non mi farei il bagno, se non mi riempisse lei la vasca?" Si chiese Eleanor, e poi si vergognò; sono venuta qui per smettere di pensare cose come questa.»
È niente, d'accordo, ma è una fiammata di cattiveria gratuita e di "retro-pensiero" senza nessun motivo.
- Comincia a piovere
Ma non basta. Nella scena in cui "qualcuno" devasta con la vernice rossa la stanza di Theo, Eleanor chiama il Professore e Luke e spiega quello che è successo e commenta così, fra sé: "Bene, non avrei potuto metterla in modo più neutro di così, pensò, girandosi per seguirli. O avrei potuto metterla in modo più neutro? Si chiese, e si accorse che stava sorridendo."
Il crescendo è abbastanza rossiniano - ormai piove in modo violento - solo poche pagine dopo, mentre consola Theo, ancora scioccata, Eleanor ci confida i suoi pensieri:
"Vorrei prenderla a bastonate, pensò Eleanor abbassando gli occhi sulla testa di Theodora accanto alla sua poltrona; vorrei prenderla a sassate (…) La odio, pensò Eleanor, mi fa vomitare; guardala lì tutta pulitina, con addosso il mio maglione rosso (…) Vorrei guardarla morire, pensò Eleanor e ricambiò il suo sorriso dicendo "Non essere sciocca".
Vabbe', ce l'ha con Theodora.
Sarà più giovane e più bella, più emancipata, più ricca… ha una bella casa e magari le piace pure un po' (accenno lesbo, a un certo punto? Forse), veniamo al "duetto d'amore" con Luke.
Duetto talmente sbilanciato che in alcuni punti fa ridere tout court, come quando a lei "venne voglia, in tutta onestà, di dargli una sberla."
Però poi viene fuori l'anima rapace e parassita di Eleanor:
«Io voglio solo qualcuno che mi adori, pensò, e invece sono qua a dire cretinate a un egoista. "Devi essere davvero molto solo."»
Naturalmente nessuno sarà in grado di adorarla come vuole e come merita.
Solo la casa le dà soddisfazione. I momenti in cui Eleanor entra in risonanza con la casa si moltiplicano.
- grandine
La Jackson lo descrive mirabilmente e quasi con noncuranza. Eleanor è in giardino e "avverte" la cenere che "silenziosamente" cade nel camino. Sente sospiri e fruscii che gli altri non avvertono.
E ne è fiera. "Nessuno di loro l'ha sentito, pensò colma di gioia; nessuno l'ha sentito tranne me."
Si sente speciale, sa di esserlo, vuole essere adorata, perché si comporta bene, si è sacrificata e vuole che le venga riconosciuto.
Quando provano a "salvarla" mandandola via (e, sia detto, un po' ingenuotti, 'sti personaggi) dall'unico posto che la fa sentire davvero "speciale" e vincente, Eleanor fa l'unica cosa che può fare. Da sola.
Decide di rimanere.
Cosa c'è di assolutamente sconvolgente in questo romanzo?
C?è che il Male, quello con la lettera maiuscola, quella di Hill House, qualunque esso sia, in fondo sta tranquillo sullo sfondo, osserva e se la gode. Invece il male, quello della Harendt, banale, quotidiano e meschino è dentro.
Non fuori.
Dentro.
Ognuno.