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Nel grigio più grigio
Secondo giallo con Maigret di queste mie letture estive e ho ritrovato il Simenon a cui tanto piacevolmente sono abituato. La cura dei particolari, la precisa e riuscita ambientazione, l’atmosfera ricreata in modo mirabile sono prerogative del grande scrittore belga e sono presenti anche in questo Cane giallo, un poliziesco senza dubbio, anche se sono presenti richiami, nemmeno tanto velati, al romanzo gotico.
La vicenda si svolge a Concarneau, una cittadina costiera bretone in un clima piovoso, sotto un cielo grigio che tende al nero, con il mare che sembra perennemente in burrasca. Lì forse si aggira un pazzo, un vero e proprio gigante che può ricordare il mostro di Frankestein e che, accompagnato da un cane giallo, parrebbe intenzionato a sopprimere alcuni cittadini della migliore borghesia e lì si reca da Rennes, ove è stato temporaneamente trasferito per organizzare la polizia locale, il commissario Maigret. Mentre la paura, per non dire il terrore, assale gli abitanti del luogo, l’unico, imperturbabile, è proprio il nostro grande investigatore, come se già conoscesse l’evoluzione degli eventi e quindi anche il nome dell’assassino.
Non è un’impressione, perché è proprio così, visto che fin dalla prima vittima, per fortuna solo ferita, Maigret sembra in grado di trovare il bandolo della matassa. Tutto si concluderà nella prigione della locale gendarmeria, con un sospiro di sollievo di tutti i presenti, fatta eccezione ovviamente per l’omicida.
La vicenda, pur lineare, non manca di colpi di scena e ancora una volta si potrà apprezzare le capacità investigative e la bontà d’animo del famoso commissario.
Tutto qui? No, c’è dell’altro, poiché la naturale avversione di Simenon verso la gente che conta, che stende un invisibile reticolato fra sé e gli altri, considerati di rango inferiore, è ben espressa con la descrizione di un gruppo di borghesi, veri e propri falliti e che pur ostentano tutta la loro alterigia fatta da convenzioni che, soprattutto nelle piccole e medie realtà, sono funzionali a tenere ben distinte e separate le classi. Questi uomini, che si credono la crema della società, sono invece descritti come dei parassiti della peggior specie, ben contrapposti all’umiltà e alla tenerezza di Emma, la cameriera dell’Albergo più in vista di Concarneau, che nel grigiore della sua esistenza, privata di chi le voleva veramente bene, finisce ogni tanto nel loro letto, mettendo così in luce i loro bassi istinti e vite senza amore.
Il giallo, la trama, i suoi sviluppi non possono che risultare graditi al lettore, ma quel guardare a un mondo fatuo e ipocrita, proprio di questi vitelloni, impreziosisce l’opera, è il tocco di grazia di un autentico maestro.
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