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La natura che si trasforma e si ribella
La penisola dello Yucatan, in Messico, è famosa oltre che per il turismo balneare anche per la cultura relativa alle civiltà pre-colombiane, in particolare i Maya, con la visita alle antiche vestigia e rovine rimaste nel mezzo della foresta lussureggiante di flora e fauna esotica.
La vicenda del romanzo ha luogo proprio in una splendida radura all’interno di questa penisola a poca distanza dalla nota città di Cancun. Quattro studenti americani al termine della loro vacanza negli assolati Caraibi, decidono di dedicare l’ultimo giorno di permanenza alla visita delle antiche rovine Maya, che si trovano all’interno della foresta, grazie all’apparente guida di un’aspirante archeologa; si aggregano, quindi, altri ragazzi di nazionalità greca e un tedesco. Durante l’ultima parte del tragitto solo sei ragazzi decidono di continuare ad addentrarsi nella foresta…arrivano in vista delle rovine Maya e inizia un’avventura tra horror e surreale.
La radura che sembra innocua in realtà nasconde una terrificante situazione ai limiti della comprensione umana che dovrà essere affrontata dai sei malcapitati; la trama descrive le circostanze più inaspettate per le quali l’essere umano si riduce allo stato primitivo e deve lottare in modi crudeli e terrificanti pur di sopravvivere e fuggire dal luogo che non è più definibile quale sito archeologico culturale bensì un’area maledetta e dimenticata alla quale fanno da “sentinelle” alcuni nativi di arcana cultura maya che non permettono l’uscita da questa specie di prigione verde…e il motivo si scoprirà leggendo.
Un continuo susseguirsi di sensazioni e accadimenti orribili che devono essere contrastati con atteggiamenti al di là di ogni limite di crudeltà e coraggio; il finale è drammatico, per usare un eufemismo, e induce ad anelare le piccole cose della vita come bere acqua pura da una fonte.