Dettagli Recensione
Cala, cala, Fabio!
JEAN-CLAUDE IZZO - CASINO TOTALE 1995
SPOILER (lieve)
Fabio Montale, disincantato poliziotto con un passato da piccolo criminale, è alle prese con una delicata indagine sulla morte dei suoi migliori amici (ed ex complici) Manu e Ugo e di una ragazza, Leila, figlia di un immigrato arabo di cui è diventato amico. I due delitti alla fine appaiono in qualche modo collegati fra loro e alla guerra "mafiosa" in atto a Marsiglia.
L'indagine "gialla" scorre, e, anche se sul finale si ingarbuglia e si sfilaccia un po', giunge comunque dignitosamente fino all'epilogo.
Il vero protagonista, con un'indagine come pretesto, è Fabio Montale.
Superata la quarantina, senza compagna, il nostro vive malinconicamente e ogni tanto dà l'impressione di sbirciarsi nelle vetrine per vedere quanto è figo, con quell'aria malinconica.
Di poche parole, tormentato, solitario, ma con un certo successo con le donne, poco considerato sul posto di lavoro, ma capace di intuizioni notevoli, isolato e scontroso, ma con amici, colleghi e vicini di casa alla fine pronti e solleciti. Amante del mare, delle escursioni in barca in solitaria, dei libri, della musica e del vino.
Manca qualcosa?
No, e infatti – secondo me – il personaggio a tratti appare un po' troppo "caricato", leggendo si ha quasi l'impressione di accorgersi in anticipo di quando arriverà la battuta ad effetto o la frase noir da sottolineare (che io – ovviamente – sottolineo, eh, che questo tipo di personaggio di sicuro mi piace). Niente di male, per carità. Ma a Marlowe/Chandler veniva meglio.
"Le misi un dito sulle labbra prima che potesse dire qualcosa. Un arrivederci. Un a presto. O qualsiasi altra cosa. Non mi piacevano le partenze. E neppure i ritorni. Desideravo solo che le cose succedessero, così come dovevano succedere."
Anacleto, se avesse potuto fare una comparsata, direttamente da "La spada nella roccia" avrebbe detto "Cala, cala, Fabio!"
Comunque, al di là di queste mie idiosincrasie (Fabio Montale non è l'unico detective che si sbircia nelle vetrine) la storia scorre piacevolmente e il protagonista, anche se un po' "caricato" si fa apprezzare.
Ma c'è un motivo per cui vale proprio la pena di leggere questo libro.
Ed è che il protagonista non è Fabio Montale, ma è Marsiglia.
E sarà perché è la città natale di Edmond Dantès, ma la amo particolarmente e mi piace come la fa vivere Izzo. Mettendone proprio in risalto i molti difetti e i pochi pregi.
Una città bellissima e malinconica e che – diversamente dal protagonista – non se la tira e non si compiace.
(Poi, leggendo la – purtroppo – breve biografia dell'autore ho saputo che ha sempre vissuto a Marsiglia, tranne un periodo in cui si è trasferito a Saint-Malo che è la mia città dell'anima.
Non posso ignorare siffatte coincidenze, dal momento che so che l'universo non è pigro).
Quindi certamente finirò la produzione di Izzo, e non solo quella su Fabio Montale.
Infine, una notarella scema, ma che mi è piaciuta parecchio: l'autore dà dei piccoli titoli riassuntivi a ciascun capitolo, ad esempio: "Capitolo Nono. Nel quale l'insicurezza toglie ogni sensualità alle donne."
Lo trovo delizioso.