Dettagli Recensione
Femminicidio e simili, in epoca non sospetta.
Ciascun uomo, inteso in senso maschile, può considerarsi come un pianeta, parte di un sistema solare che è invece giustamente coniugata al femminile; dopotutto, ciascuno di noi viene al mondo per un tramite femminile, quale privilegio può essere superiore?
Ecco allora che Stephen King decide un giorno di rendere omaggio alla propria “galassia” femminile, di scrivere dei libri per le donne, e con donne protagoniste, dedicandoli alle donne salienti della sua esistenza, la madre, in primo luogo, e poi la moglie, le figlie, le cognate, insomma tutte quelle donne che sono normalmente presenti nella sua esistenza quotidiana, con le quali ha contatto, dialoghi, confidenza, e per mezzo delle quali si avvicina “all’altra metà del cielo”.
Tramite loro s’immerge in una diversa realtà, tenta di capirne l’essenza, si rende consapevole di quali soperchierie il genere uomo si è reso capace nel corso del tempo nei confronti della controparte, e ancora continua, in misura nemmeno tanta celata.
E di come le donne riescano in ogni caso vincitrici in virtù del loro coraggio, della loro forza d’animo, della fantasia, della creatività, dell’ingegno, che pare appannaggio, proprio perché emerge nei momenti meno probabili e insperati, esclusivamente del vero sesso forte, quello femminile.
Tutti sanno essere forti, insomma, ma le donne lo sono davvero solo quando veramente occorre tanto coraggio, ed in ciò è la loro grandezza.
Ecco quindi la genesi d’alcuni testi di King, per qualcuno costituiscono una vera e propria trilogia, e sono “Gerald’s game”, “Dolores Claiborne”, e appunto “Rose Madder”, i primi due platealmente legati tra loro da un certo intreccio nella trama.
Tuttavia, più di una trilogia, occorrerebbe indicare un poker, poiché dovrebbe aggiungersi “A bag of bones” (Mucchio d’ossa).
Se “Il gioco di Gerald” affronta il problema dell’incesto e delle molestie, “Rose Madder” quello della violenza domestica coniugale, e “Dolores Claiborne” è un palese omaggio a tutte quelle donne, ultime e umili all’apparenza ma dotate di una grande forza d’animo, una cristallina dignità e una fierezza eroica, pronte ad ammazzarsi di fatica tutta la vita per amore di figli, e quanto del ricordo che ha King della propria mamma traspare in queste pagine, allora al gruppo va aggiunto anche il romanzo, che non è una storia d’amore sic et simpliciter come appare, ma non altro che la descrizione dell’estremo insulto, la violenza carnale, che la bestia uomo è in grado di infliggere al sesso opposto, umiliandola e depauperandola della propria dignità, riducendola in un misero “Mucchio d’ossa”, appunto.
In “Rose Madder” King attinge, come in “Insomnia”, alla mitologia classica; e la descrizione della violenza fisica e morale di cui è vittima Rosie Mc Clendon è il pretesto per descrivere ben altra violenza, quella sottintesa nella società americana, che dietro una facciata d’opulenza e perbenismo nasconde un vero vermicaio.
Una società nella quale pullulano, significativamente, i centri d’aiuto alle donne maltrattate, tanto necessari e tanto importanti, che giustamente la presidentessa di uno di questi centri può ben sperare di essere eletta personaggio dell’anno.
Una società bigotta e ipocrita, governata dal dio denaro: tanto indicative le pagine in cui la fuggitiva Rosie non sa decidersi di quale somma prelevare con il bancomat del marito, appunto per la spropositata importanza che assume il dollaro nell’immaginario americano.
Un bel libro, con pagine di un lirismo e di un’inventiva straordinarie; come per esempio quando Rosie inizia la sua nuova vita, affrancandosi con una modesta indipendenza economica raggiunta attraverso l'umile lavoro di cameriera: ma questo lavoro misero s’ammanta di poesia, perché, come riporta lo scrittore del Maine, permette alla protagonista di assaporare il gusto dolce del pane guadagnato con le proprie forze, e dolcissima e gustosa è la cioccolata calda che si concede alla fine del turno di lavoro.
Un’inventiva che colpisce: la carriera di Rosie evolve, come i suoi guadagni, e la professione scelta per questa promozione è insolita eppure reale, lettrice d’audiolibri, segno questo di un King attento e arguto osservatore della realtà quotidiana.
Il marito di Rosie è una bestia, e come tale merita di essere trattato, e come una bestia e con una bestia finire; ma poiché è una bestia depravata ed indegna di essere accostato a qualsiasi essere vivente, giacché nemmeno la belva più feroce si comporta parimenti, occorre ricorrere ad una bestia diabolica, sì, efficace nel confronto, ma esistente solo nell’immaginario, da qui il ricorso al Minotauro.
C’è da dire però che il ricorso alla mitologia, al fantastico, al paranormale o come altrimenti si voglia chiamare, appesantisce, e non poco, l’intera opera.
Questa è una cosa che accade spesso allo scrittore del Maine: eccelle moltissimo nella storia, e nella descrizione, ambientazione, psicologia e caratterizzazione dei personaggi; ma paradossalmente, chi è indicato come il re dell’orrore nell’orrore si perde, e molto perde, quando appunto infila l’elemento “straordinario” nelle sue storie, a scopo di enfatizzare ulteriormente il suo dire.
E utilizza il paranormale, il mostro, magari anche “l’alieno” come nell’“Acchiappasogni”, ma ottiene invece di appesantire l’opera, depauperarla, svilirla alquanto.
Ma rimane in ogni caso il migliore.
Indicazioni utili
Commenti
3 risultati - visualizzati 1 - 3 |
Ordina
|
Parlavo di questa piccola "tetralogia" (per cominciare); anche se adesso mi son fatta distrarre da Misery :)
3 risultati - visualizzati 1 - 3 |
Prendo nota, io per adesso ho letto solo "Dolores Claiborne", ma ho intenzione di colmare presto le lacune!
Grazie.
A.