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GENERAZIONI NASCOSTE
Dopo aver letto le 655 pagine di Leonardo Padura, cubano classe 1955, ti capita di arrivare alle medesime conclusioni, a dir vero ovvie, a cui arriva il protagonista del romanzo il disincantato ex poliziotto Conde: la storia e la vita sono un groviglio di fili, « in cui non si sapeva mai dove determinate fibre si incrociassero e si annodassero per dar forma ai destini delle persone e persino delle storie dei paesi». Vi è dunque un filo conduttore che lega eventi lontani fra loro nello spazio e nel tempo, la ricostruzione certosina offerta da “Eretici” lo ribadisce nelle diverse parti di cui è suddiviso il romanzo: religioni, ideologie e regimi totalitari si oppongono all’arte e agli artisti, in quanto nelle loro opere essi esprimono l’anelito dell’essere umano alla libertà di scelta ossia di essere “eretici”. Il centro del dramma è dunque un quadro di Rembrandt raffigurante il Cristo. Lo porta a Cuba nel 1939 una nave, su cui sono imbarcati i proprietari, i membri della famiglia Kaminsky, che assieme ad altri ebrei cercano scampo dalla Germania nazista. Ai profughi viene impedito lo sbarco, neppure altri Paesi li vogliono(ti ricorda qualcosa?) e l’imbarcazione riporta indietro verso i forni crematori i suoi passeggeri. Chi fine ha fatto la preziosa tela? Essa ricompare nel 2007 a Londra e Elias Kaminky parte per Cuba, per conoscere la verità sulla storia della sua famiglia, a cui il quadro è legato. Ad aiutarlo nell’indagine trova Conde. Scavare nel passato è impresa ardua: la scomparsa del Cristo è indissolubilmente connessa ai delitti della Cuba degli anni 30 e del regime di Batista. Ma la tragedia si ripresenta uguale al di là delle epoche e dei contesti: carnefici spietati e vittime indifese riempiono le pagine di documenti dimenticati, basta disseppellirli dall’oblio. Così nelle peripezie del quadro si riflettono le sofferenze e i tradimenti subiti da tutti coloro che ne sono venuti a contatto a cominciare, nell’Amsterdam del 1647, da chi lo ha dipinto, lo stesso Rembrandt, e da colui che vi è dipinto, il giovane ebreo Elias aspirante pittore contro i dettami della religione, fino all’adolescente ribelle Judy uccisa nella Cuba del 2008. A tirare le file del tutto è il disilluso Conde, la cui sofferta visione fa da filtro a un ritratto dell’isola della rivoluzione di Fidel Castro. Ai fortunati che si salvano, la Storia concede solo di essere «generazione nascosta».
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