Dettagli Recensione
non solo un quadro
Ho comprato questo libro sapendo perfettamente che non sarebbe stato un libro da spiaggia, nonostante le vacanze fossero vicine, o da autobus e che mi sarei presa tutto il tempo necessario viste le 900 pagine. e invece no.
Ho fatto di peggio.
L'ho letto in macchina a semaforo rosso, davanti ai fornelli, nei 10 minuti che trascorrono tra il finire di lavorare e l'abbassare la serranda, l'ho letto nel tempo che intercorre tra il suono della sveglia e l'uscita del caffè. L'ho letto di notte e di giorno. L'ho divorato.
Comincio con il dire che in Theo io ho rivissuto il dolore, un dolore vero e autentico. quel tipo di dolore che è impossibile raccontare, eppure era lì tra le pagine, tra le righe e le parole.
Difficile non provare quel senso di impotenza che ti stordisce, quella tristezza che ti azzanna i polpacci e sembra dirti "è inutile, indietro non si torna".
Quel dolore che come una folla ti trascina via senza sapere bene dove, l'importante è rimanere in piedi e Theo lo fa portando con se l'unico legame, l'ultimo legame che ha con la madre, con una vita che non avrà più ragion d'essere.
La nuova realtà di theo è fatta di bruttezze e di sfortune (e di un quadro), di droga e di malavita (e di un quadro), di legami illusori voluti e non, dalla quale però germoglia un'amicizia sporca e profonda, a volte bugiarda ed egoista ma disperatamente essenziale e vera.
Perché in fondo l'unico vero legame che Theo si concede è proprio quello con Boris perché tra tante illusioni è l'unico veramente reale.
Donna Tartt scrive emozioni ed io le ho provate.tutte.