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Nell'aspra Los Angeles di Marlowe
Non sono mai stato un assiduo lettore di libri gialli, tuttavia da poco ho fatto il piacevole incontro con Chandler; complice anche il recente possesso di un Ebook reader che, se, da un lato, ha profanato, in modo iconoclasta, il mio approccio quasi sacrale con la carta stampata, dall'altro mi ha stimolato a ripescare testi mai affrontati prima, per il solo fatto che... li puoi scaricare in un attimo. Così tra classici da sempre schivati e letteratura di genere ingiustamente snobbata, mi sono ritrovato a leggere anche di Marlowe.
La scoperta è stata davvero piacevole.
Parlando de 'Il grande sonno' non voglio raccontare la trama, peraltro già accennata in altri commenti: sarebbe comunque un delitto anticipare anche solo alcune circostanze del giallo.
Anche se, bisogna premettere, che 'Il grande sonno' non è neppure corretto definirlo un giallo nel vero senso della parola. La trama poliziesca c'è, ma è, appunto, solo la trama in cui l'autore tesse il suo arazzo. Tra l'altro l'intreccio è frutto di un collage riuscito solo in parte tra due racconti brevi ('In un giorno di pioggia' e 'Lo scomparso') e, proseguendo nella lettura, non è difficile imbattersi in qualche 'filo non annodato'.
Io, tra l'altro, che avevo già letto il primo dei due racconti, stavo quasi per spegnere il lettore, visto che non mi aspettavo grosse novità dalla storia, ma, per fortuna, ho continuato sino in fondo ed ho scoperto che il bello del libro non è la suspense o il cercare di scoprire chi è l'assassino (tra l'altro il primo lo si scopre a metà del libro). Sono le atmosfere, sapientemente descritte, la languida malinconia del protagonista, l'aspra descrizione di un mondo, forse solo immaginato, ma di brutale concretezza.
Il bello del romanzo, cioè, non è ciò che dice, ma come lo dice e i mezzi che utilizza per accompagnarti nella sua realtà.
Chandler padroneggia assai bene la parola. Usando uno stile scarno e, talvolta, brutale, ma mai volgare o 'tirato via', in breve cala il lettore nelle sue atmosfere fumose, odorose di whisky e smog ove i ricchi e potenti si comportano in modo altrettanto spietato dei delinquenti da strada.
Davanti a queste 'quinte' si muove un Marlowe che, pur sapendo di non essere, in fondo, migliore di chi affronta, cerca di conservare la propria anima incontaminata in mezzo alla sozzura che lo circonda: una sorta di monaco laico che si sporca le mani per cercare di restare pulito dentro. Forse qualche fervorino filosofico o moraleggiante poteva essere risparmiato dall'autore, ma nell'insieme la miscela risulta assai gradevole al lettore, anche a quello che non cerca solo lo svago per qualche ora.
Tutto questo da un libro che semplicisticamente viene definito di letteratura pulp, non è male!
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Chandler mi ha veramente colpito in modo favorevole. Sto leggendo ora 'Il lungo addio' e la impressione iniziale sull'autore è stata confermata anche se forse quest'ultimo romanzo, avendo un po' più di pretese risulta meno scorrevole dell'altro.
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