Dettagli Recensione
Le due facce dell'animo umano
"Quello non somigliava a un uomo; era una creatura infernale".
La nebbia avvolge le vie di Londra in una scura mattina d’inverno. L’assoluto silenzio rende tutto più inquietante. È in questa atmosfera tetra che si svolge la prima apparizione di un uomo dall’aspetto alquanto strano e sgradevole, che provoca repulsione a prima vista. È un uomo che in breve tempo diventa protagonista di fatti orribili, un uomo che si macchia di un omicidio insensato. È un uomo che provoca in molti una strano brivido gelido, Edward Hyde.
Hyde è un uomo che, all’apparenza, sembra non avere nulla a che fare con un uomo di cultura, un uomo rispettabile e stimato per la sua intelligenza e per la sua gentilezza come il dottor Jekyll. Eppure Jekyll e Hyde sembrano avere molto in comune, sembrano avere un legame molto forte, che non tarda a far nascere sospetti all’avvocato Utterson, amico e legale del dottor Jekyll. Inizia perciò la sua indagine, che lo porterà a venire a conoscenza di una strana, quasi paradossale ai nostri occhi, verità: Jekyll e Hyde non sono altro che le due facce della stessa persona. Due aspetti della stessa persona nati da un’ambizione e un gesto, che probabilmente considereremmo ipocrita, ovvero quello di poter dare libero sfogo a tutte le nostre tentazioni e a tutti i pensieri malvagi, insiti nel nostro animo, senza veder macchiata la nostra immagine.
Quella di Jekyll e Hyde è sicuramente una storia affascinante e coinvolgente, con cui Stevenson vuole analizzare l’animo umano, soffermandosi specialmente su un aspetto particolare. Stevenson vuole farci comprendere come in noi esseri umani coesistano, in maniera spesso incongrua, due entità distinte: il bene e il male. Questa dualità, così come vuole dirci l’autore, è talmente radicata nella natura di ciascun uomo che le due entità sono inscindibili. Jekyll, infatti, non rappresenta affatto solo la parte benevola, ma la normale coesistenza delle due entità in un uomo, a differenza di Hyde, che, invece, rappresenta il puro male. Quindi Stevenson ci comunica come sia impossibile discernere il bene dal male, cosa che capirà anche il dottor Jekyll, ma a sue spese. Quando comincia a riflettere sul fatto che si sia avviato verso una strada senza possibilità di ritorno, è troppo tardi e Hyde, il male puro, si libera dalla “prigione” che lo incatenava negli antri dell’animo umano e prende definitivamente il sopravvento, ponendo fine alla vita di Jekyll.
Stevenson mette in evidenza questa dualità attraverso la metamorfosi, tematica particolarmente diffusa nella letteratura di tutti i tempi. Quella di Jekyll in Hyde è principalmente una metamorfosi fisica, ma riguarda soprattutto l’aspetto psicologico del personaggio. La trasformazione fisica potrebbe infatti essere considerata benissimo un semplice riflesso della metamorfosi psicologica e morale del personaggio. È una metamorfosi causata da Jekyll stesso e resa da lui evidente attraverso una miscela di elementi, quasi “magica”, che ben presto però si trasforma in una “droga”. È una metamorfosi che spesso avviene anche in molte persone che, all’apparenza, sembrano rispettabili e stimabili come Jekyll, ma che nascondo al loro interno un Hyde desideroso di manifestarsi. È una metamorfosi, a mio parere, metafora della diffusissima ipocrisia umana.
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