Dettagli Recensione

 
I detective selvaggi
 
I detective selvaggi 2015-04-10 08:59:47 Carmine
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Opinione inserita da Carmine    10 Aprile, 2015

La labirintica ricerca di qualcosa che non c'è

Un romanzo plurale, nelle forme e nelle voci. Già da subito scorrendo l'indice di questo ampio volume ci accorgiamo della tripartizione del romanzo: "Messicani perduti in Messico (1975)", "I detective selvaggi (1976-1996)", "I deserti del Sonora (1976)". Questa tripartizione non è solo contenutistica, ma ci troviamo di fronte a due diversi andamenti narrativi: la prima e l'ultima parte in forma diaristica; la seconda, parte centrale e più estesa di tutto il romanzo, in forma testimoniale. Quello che fin da subito ci sembra il protagonista, il poeta Garcia Madero, non è altro che un narratore, una tra le tante voci che prenderanno parola lungo il nostro viaggio di comprensione. Comprensione di cosa? Del comportamento e della vita di Arturo Belano e Ulises Lima, i veri detective selvaggi del titolo. Alter-ego dell'autore e del suo migliore amico (Mario Santiago Papasquiaro), i due poeti realvisceralisti non prenderanno mai la parola, ma le loro avventure, la loro ricerca, verrà messa in luce dagli amici, i parenti, e tutte le persone che grottescamente incontreranno nella loro slancio vitale. E' il romanzo della diversità, della pluralità, in cui il mondo è rappresentato in tutte le sue sfaccettature, e di cui mostra l'insensatezza di fondo. I personaggi sono impulsivi, animaleschi, agiscono più che pensare; il loro momenti di introspezione sono epifanici, a squarci, in uno sfondo di non-sense. La trama è abilmente frammentata, non c'è linearità, mentre sembra andare verso una direzione ben precisa ecco scattare qualcosa, ecco che il mondo cambia. Il tema della quete, della ricerca, è ben chiaro dall'inizio: la ricerca della leggendaria poetessa Cesarea Tinajero. Ma è una ricerca inconcludente, spezzata e intervallata da digressioni, viaggi onirici e storie alternative. Le voci che intervengono utilizzano l'incontro con i due poeti sudamericani come pretesto per parlare della propria vita, in questo ossessivo desiderio di essere ascoltati. Un viaggio folle, grottesco, divertente ed inquietante, orchestrato da una penna tra le migliori della fine del secolo scorso. L'aforisma "non è la meta che conta, ma il viaggio" sembra fatto su misura per Bolano, che vi terrà incollati alla pagina, fino a che ne vorrete ancora, e ancora, e ancora.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
30
Segnala questa recensione ad un moderatore

Commenti

Per inserire la tua opinione devi essere registrato.

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Identità sconosciuta
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Incastrati
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Tatà
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Intermezzo
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il mio assassino
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
La vita a volte capita
Valutazione Utenti
 
4.4 (2)
Il dio dei boschi
Valutazione Utenti
 
4.1 (3)
La prova della mia innocenza
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Il sistema Vivacchia
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Il passato è un morto senza cadavere
Valutazione Utenti
 
4.3 (2)
La mano dell'orologiaio
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

Incastrati
Identità sconosciuta
Intermezzo
Lo sbirro, il detective e l'antiquario
L'uomo che morì due volte
L'ora blu
Morte in Alabama
Malempin
La mano dell'orologiaio
Omicidio in biblioteca
Tragedia in tre atti
Cavie
Ali di vetro
Le lupe
La violenza dei vinti
Appuntamento fatale