Dettagli Recensione
L'idea del male
Non è tra i più bei romanzi di Carrère, ma proprio per questo ha un fascino particolare, è una chicca: breve e intenso, elementi diversi concorrono al risultato voluto dall'autore che li struttura ai margini della vera azione, di taglio allo scandalo. L'autore lavora sulla presa di coscienza della realtà esterna attraverso gli stimoli sensoriali di un ragazzino, li analizza mediante i processi cognitivi psichici dell'idea del male, con le persone più vicine alla sua sfera distruttiva, come in una tragedia greca. È una terribile storia. Già dalla copertina e dall'inizio del racconto si percepiscono la contrapposizione del candore del colore con la malattia la rappresentazione dell'orrore e l'ansia per Nicholas, inerme e indifeso ragazzetto di dieci anni depositario di terrificanti profezie. Ha paura e allo stesso tempo ha un'eccitazione emotiva per i suoi segreti che sembrano avverarsi, passando poi per la certezza della sua mente. È un bambino sfortunato, anche quando riceve da alcuni suoi compagni di classe atti di bullismo. È il finale, però, quello che lascia più perplessi, anche se Carrère punisce il ragazzino perchè innocente attribuendo a quest'ultimo la colpa del suo candore.