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Quando ti muovi non possono prenderti
Sono quasi sicuro che fosse il 2000. O forse il 2001. All'epoca avevo quindi sette o otto anni. Non ho dubbi sulla stagione. Nella mia memoria conservo frammenti di una serata fredda, piovosa. La guida tv annunciava in pompa magna la prima visione de “Il collezionista di ossa”, thriller datato 1999 con protagonisti Denzel Washington ed Angelina Jolie.
Nella mia mente di bambino, un titolo di tale efferatezza deve aver suscitato un misto di paura ed irrefrenabile curiosità. Probabilmente non avevo mai visto niente che fosse vietato ai minori di 14 anni. E altrettanto probabilmente devo aver tempestato i miei genitori affinché mi concedessero di vedere il film. Tanto che, a quanto ricordo, ho strappato loro una sorta di accordo: avrei visto la prima metà del film, sarei andato a letto perché il giorno dopo dovevo andare a scuola, e avrei concluso la visione il pomeriggio seguente. Rigorosamente su videocassetta, dato che l’epoca del Vhs non era ancora terminata. È questo il carico emotivo che mi lega all’opera. È un film che nel corso degli anni ho rivisto altre volte. E certamente non per la qualità della pellicola, trattandosi di un thriller appena sufficiente. Ma lo ricordo sempre con grande affetto. Rimasi elettrizzato dalla bellezza della Jolie ed impressionato dalla brutalità di alcune scene, dalla sensazione di osservare immagini proibite per un bambino, dalla paura che sicuramente mi ha accompagnato nel cercare di prendere sonno. Quella sera conobbi un nuovo genere, il thriller. Di cui mi stuzzicavano sia le versioni cinematografiche che cartacee. E sebbene crescendo mi stia avvicinando sempre di più ad autori e ad una letteratura di ben altro calibro, è un genere di intrattenimento che mi interessa ancora e che probabilmente non abbandonerò mai del tutto.
Il libro da cui è tratto il film è il primo della serie che il celebre autore Jeffery Deaver ha incentrato sulla figura del criminologo tetraplegico Lincoln Rhyme, rimasto paralizzato dalla vita in giù in seguito ad un incidente durante le operazioni di soccorso di una vittima.
Può muovere soltanto la testa e l'anulare della mano sinistra. È costretto a vivere pressoché immobilizzato in un letto, collegato a vari tipi di macchinari.
Dotato di conoscenze mediche, legali, ambientali e psicologiche di immenso spessore, si è ufficialmente ritirato dalla carriera investigativa.
In via del tutto eccezionale, convinto da un vecchio collega, collabora alle indagini su un omicida che ha sotterrato un uomo vicino ad un vecchio binario nel West Side di New York. Una serie di indizi appositamente lasciati dal killer per la polizia, se decifrati in tempo, possono salvare la vittima successiva.
Lincoln decide di farsi aiutare dalla bellissima Amelia Sachs, una poliziotta non addetta alla sezione criminale, intervenuta per caso nel ritrovamento del corpo della vittima. La mente ed il braccio.
Deaver è un maestro assoluto del genere thriller, e questo è probabilmente il miglior romanzo della sua folta produzione letteraria. La trama non concede un attimo di tregua, il ritmo è sempre alto e i colpi di scena, ottimamente gestiti, accompagnano la lettura dall'inizio alla fine.
Ho trovato brillante la scelta di esporre, con un linguaggio accessibile, le procedure scientifiche utilizzate nell'analisi delle prove raccolte, così come convince l'uso di sigle ed acronimi propri di una vera indagine.
Oltre al caso poliziesco, parte della forza del libro va attribuita ai due personaggi principali. Lincoln ed Amelia formano una coppia carismatica, originale ed emotivamente ricca. Non stupisce, in tal senso, che da un potenziale così alto sia scaturito un ciclo di romanzi che ormai hanno numericamente superato la doppia cifra.
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