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Quando la realtà invade la finzione.
Capita, a volte, di chiedersi se tutto ciò che percepiamo nell’immanente, le nostre azioni, i fatti e gli accadimenti vissuti possano essere solamente una nostra illusione, un sogno lucido - tipo la trama del film Vanilla sky con Tom Cruise – dal quale prima o poi ci sveglieremo per ritrovarci in tutt’altra dimensione spazio-temporale; certo, in via del tutto teorica, potrebbe essere possibile anche se, in relazione alle nostre convinzioni, altamente improbabile. D’altro canto, comunque, è possibile vivere in certe situazioni/circostanze che hanno come fine di ingannare i nostri sensi e non rendere possibile, per un non definito periodo di tempo, separare in maniera netta la realtà dalla finzione; essere, quindi, protagonisti di un mondo artefatto a similitudine di Jim Carrey nel film The Truman show.
Il presente romanzo lo inserisco nel mezzo di quanto sopra esposto; un thriller a forti tinte psicologiche dove i protagonisti principali, tre studenti di una università nello stato dell’Indiana (U.S.A.), partecipano a un corso integrativo di “Logica e argomentazione” tenuto da uno sconosciuto ed eccentrico professore che organizza le sue lezioni partendo da un tragico verosimile accadimento, inerente la sparizione di una ipotetica ragazza, e fornendo una serie di indizi spesso camuffati ed enigmatici e sempre più subdoli man mano che il corso procede. Più si avvicina la fine del corso, maggiormente gli indizi e gli enigmi si intrecciano tra loro al punto da indurre gli studenti in una specie di paranoia tale da non poter più valutare cosa è reale e cosa è finzione.
La suspense è una condizione costante sin dalle prime pagine fino all’epilogo ; il colpo di scena finale lascia attoniti e frastornati.
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