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Fantastico Simenon
Decisamente si, Simenon continuerà a rimanere uno dei miei scrittori preferiti. Trovo infatti inarrivabile la sua capacità di dipingere, proprio come fosse un pittore, certi “quadri”: bastano poche pennellate ma l’effetto è garantito. Il modo in cui usa le parole, costruisce i periodi è un vero spettacolo, in quanto riesce sempre ad entrare in profondità nella psicologia dei personaggi che crea riuscendo ad infondere a noi lettori i sentimenti più giusti per quella situazione. In questo breve romanzo, credo che il sentimento più forte ed immediato – almeno per quanto mi riguarda- sia la sensazione di pietà ed ingiustizia nei confronti del protagonista, il libraio Jonas Milk, trapiantato nella provincia francese dopo essere fuggito in tenera età assieme alla madre dalla città di Archangelsk, in Russia, per scampare alla Rivoluzione Bolscevica. Sarà proprio questa piccola realtà di provincia, dove tutti si conoscono ed ovviamente non ci sono segreti che tengono, dove tutti si salutano ogni mattina davanti alla piazza del mercato, che riserverà al signor Jonas una brutta sorpresa. La moglie, una specie di madame Bovary perennemente inquieta e fedifraga, all’improvviso lo abbandona per sempre, sparendo con una banale scusa e portandosi dietro la sua preziosissima collezione di francobolli rari. Jonas tuttavia, anche se vittima, non fa nulla per denunciare e rendere pubblico l’accaduto. Nel nome di una sua incomprensibile responsabilità nei confronti della moglie continua a occultarne la scomparsa raccontando bugie e contraddizioni pur di coprirla, adottando un comportamento che ben presto si rivela fatale soprattutto nel momento in cui arriva la polizia per chiedere spiegazioni al marito. Come solo Simenon riesce a fare la vicenda si tinge di giallo ed in certi punti ritroviamo quelle atmosfere ed ambientazioni ben note a chi conosce il commissario Maigret, basate su interrogatori, sospetti, rivelazioni, colpi di scena.
Per associazione di idee trovo quest’opera una sorta di ibrido tra “Madame Bovary”, come già accennato prima in quanto certe dinamiche nel rapporto moglie-marito sono abbastanza simili, e “Lo straniero” perché il signor Jonas presenta tutta quella passività, quel lasciare scorrere gli eventi senza fare nulla per cambiarne il corso, che si ritrova appunto nel protagonista del libro di Camus. Con la differenza però che qua egli è considerato ed additato come colpevole anche se del tutto innocente. In realtà la vera colpa di Jonas davanti all’opinione pubblica è quella di essere uno straniero, un soggetto che nonostante i numerosi anni di permanenza non viene considerato dalla gente come del tutto integrato nel tessuto cittadino, perché in fin dei conti nessuno ha dimenticato le sue origini di ebreo russo. Jonas in sintesi è un eroe tradito ed abbandonato non tanto dalla moglie bensì da una intera comunità.
Per concludere ritengo che nonostante alcune similitudini con le opere precedentemente citate, questo libro sia da considerarsi assolutamente fantastico ed innovativo, per nulla scontato e quindi da leggere.