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La casa
 
La casa 2014-12-27 23:04:43 Marta*
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Marta* Opinione inserita da Marta*    28 Dicembre, 2014
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Coinvolgente

La casa (in origine “The Farm”) si colloca tra il thriller psicologico e quello complottistico. E’ un romanzo molto particolare soprattutto per via della struttura narrativa scelta da Smith.
Tutta la storia si basa su un quesito scomodo per ogni figlio: credete a vostra madre o vostro padre? Questa domanda banale, a cui si può rispondere senza troppe ansie in situazioni normali, può diventare un vero macigno se la credibilità di vostra madre è talmente bassa da essere rinchiusa in un ospedale psichiatrico, nonostante lei vi dica che tutto ciò è un complotto. A chi deve credere Daniel?
Naturalmente per giungere alla verità, bisognerà ascoltare tutto il racconto e valutarne verosimiglianze e elementi incongruenti. Giudice senza nessuna giuria dovrà essere appunto Daniel, protagonista in cui il lettore potrà identificarsi, in quanto come lui ascolteremo per la prima volta il racconto di Tilde.
Tilde, nel frattempo rilasciata dall'ospedale psichiatrico e pronta a raccontare la sua verità a suo figlio Daniel.
Tom Rob Smith crea un thriller dal ritmo serrato, dove le pagine finiscono in un lampo per la curiosità di scoprire chi tra Tilde e Chris, i genitori di Daniel, dica la verità.
La vicenda si svolge a Londra e in Svezia, ma è quest'ultima ad essere l'ambientazione principale, con le sue tradizioni e i suoi paesaggi caratteristici, in cui l'autore riesce a mostrarne il lato bello pur raccontando una storia angosciante.
Daniel ha trascorso un'infanzia tranquilla e serena, grazie a due genitori che si amano, che condividevano il lavoro, oltre alla vita privata, e che discutevano solo quando lui non era presente, facendogli trascorrere fino all'età più adulta una vita felice, ma con la strana telefonata del padre e l'arrivo della madre dalla Svezia verranno allo scoperto segreti e decisioni tenute nascoste, che mostreranno anche la parte meno felice della coppia.
Daniel si ritroverà quasi a non riconoscere i suoi genitori e dovrà decidere se credere al padre o alla storia di sua madre, composta da prove che potrebbero fermare degli assassini.
La storia è divisa in due parti non solo dal punto di vista narrativo, che vede l'alternarsi di breve battute da parte del figlio durante il racconto minuzioso di Tilde e successivamente l'indagine verso la verità di Daniel, ma anche per quanto riguarda la personalità di Daniel, perché nella prima parte è un uomo adagiato sugli allori, che invece di pensare a ciò che sarebbe voluto diventare, sceglie il lavoro più facile, visto che si avvicina molto a quello dei genitori, e che tiene nascosta una parte fondamentale della sua identità; mentre nella seconda parte vediamo il nuovo Daniel, che prende in mano la sua vita. La voce narrante del figlio trasmette ai lettori il proprio punto di vista e quello che percepisce del racconto dei fatti accaduti in Svezia. La voce del ragazzo assume così l’aspetto di un’analisi accurata dei fatti per riferirli al lettore.
Un romanzo fermo per molto tempo sulla stessa storia, che tuttavia non annoia affatto. La ricerca della verità e l'analisi delle parole di Tilde, ci costringeranno ad una full immersion, complici anche i brevi capitoli.
Gli elementi per rimanere affascinati da questo giallo ci sono tutti, dalla trasformazione dei genitori, a una casa in un posto sperduto, strani ritrovamenti, un rifugio chiuso a chiave che contiene una stanza inaccessibile, avvenimenti che sembrano surreali, scomparse, uomini dal comportamento ambiguo e antiche storie di troll, figure minacciose o guardie del focolaio, tipiche del luogo.
Il finale che mi ha lasciato come un'ebete perché non credevo che il libro si concludesse così, tanto che credevo di aver saltato delle pagine o che ne mancassero per errore, lascia ad una libera interpretazione del lettore, ma non vi preoccupate il caso invece viene risolto e viene spiegato.
Un thriller molto coinvolgente, che spero possa diventare un film.

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