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L'odore del tandoori
Giallo islandese, che si colloca a pieno titolo nel filone dei tanto acclamati gialli nordici. Racconta la storia di uno stupro e ti conquista già dalle prime pagine perché ti spiazza. Quella che credevi diventasse la vittima, pur rimanendo vittima, si configura anche come colpevole. E non te lo aspetti proprio: è strano che un giallo ti spiazzi all’inizio. Le indagini partono a tutto campo ed è il fiuto dell’agente Elìnborg a guidarle. Proprio perché gli elementi-chiave che la aiutano sono, in una prima fase, l’odore del tandoori, un miscuglio di spezie indiane di cui è impregnata una pashmina ritrovata sul luogo del delitto e, in una seconda fase, l’odore di cherosene. Buona la storia, morbido lo stile, che intreccia in modo delicato la vita dei personaggi maggiori e minori e la vita dell’agente che conduce le indagini. Particolare anche la copertina, che sembra proprio anonima, ma ne comprendi il significato solo quando arrivi alla fine del libro e scopri il movente.
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Bella recensione.
Saluti