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Harry….dove sono finiti i Dr. Martens?
La prima protagonista che rincontriamo e un’Odessa russa, pistola mitragliatrice; venti cartucce calibro nove per diciotto millimetri Makarov, capace di sparare sia colpi singoli che raffiche. Le restano dodici colpi. Tre pallottole hanno colpito degli spacciatori kosovari, due hanno ucciso Gusto Hanssen, tre hanno colpito testa e petto dell’ex poliziotto che indagava proprio sulla morte di quest'ultimo, il nostro Harry.
Ma chi ha sparato a Gusto ed Harry?
Perchè Isabelle Skoyen assessore alle Politiche sociali del comune di Oslo e Mikael Bellman capo della polizia appena nominato sperano che Harry muoia?
Chi sono l’agente Anton Mittet e Silje, fresca allieva della scuola di polizia, che si alternano al Rikshospital nella guardia a quella stanza che ospita un paziente talmente alto da avere un letto fuori misura?
Chi ha tentato di ucciderlo? Perché è piantonato? Cosa potrebbe rivelare se si risvegliasse?
Ritroviamo, Beate Lonn capo della Scientifica, Gunnar Hagen capo dell’Anticrimine, lo psicologo Stale Aune, e tra gli altri, Katrine Bratt, agente con alle spalle un ricovero psichiatrico, con diagnosi da maniaco-depressiva a borderline a bipolare a sana. Delle pilloline rosa non può ancora farne a meno, ma grazie a queste riesce a restare in equilibrio, ad avere una nuova vita. Gli incarichi affidatigli sono ancora ridotti al minimo, ma rintracciare persone apparentemente sparite dalla faccia della terra nel suo piccolo ufficio con un potente pc e accesso esclusivo a motori di ricerca di cui anche la polizia ignora l’esistenza è il massimo a cui aspira. Vedere un disegno, là dove altri vedono solo coincidenze, questo è ciò che fa per la Kripos e per l’Anticrimine di Oslo.
Al centro di tutto una indagine, in cui ogni poliziotto ucciso ha a che fare con una ragazzina brutalmente morta anni prima, avendo partecipato alle indagini chiuse con un colpevole mai catturato.
Le situazioni al limite del sopportabile davvero non mancano.
Un susseguirsi di eventi che mi lasciano annichilita. Leggo, non posso crederci, rileggo, saluto. Per un attimo mi dico Nesbo come hai potuto, un dolore fitto, lo sento in gola, una lacrima sale e scende perché è inutile tentare una resistenza.
Nesbo Nesbo...
Che altro vuoi raccontarmi? Quali altre emozioni riuscirai a strapparmi? E forse la musica che ascolto mentre vado avanti nella lettura mi tiene compagnia, mi aiuta, mi consola, mi libera, mi porta via, come solo il rock sa fare, perché come dice Nesbo, è come nella musica, alla fine rimane un’emozione, una commozione.